Categoria: Notizie locali

  • Fondi Cariplo per il Comasco. Metodo nuovamente sotto accusa Confcommercio: «Aiuti alle aziende»

    La «riflessione comune sulle modalità di organizzazione futura dei lavori» del “Tavolo per la competitività e lo sviluppo della provincia di Como”, annunciata in una lettera di due giorni fa dal coordinatore Mauro Frangi, rischia di diventare una resa dei conti.Tutto è partito dall’inchiesta condotta dal Corriere di Como sulla decisione assunta il 23 settembre scorso e relativa al finanziamento del progetto del campus di San Martino con i fondi straordinari della Fondazione Cariplo, ovvero le

    cosiddette “Erogazioni Emblematiche Maggiori”.Nel documento approvato il 23 settembre scorso dal “Tavolo”, oltre al campus era stato individuato «il recupero architettonico e funzionale del compendio di “Villa Olmo” e delle “Serre comunali” – sviluppato dal Comune di Como con il concorso della Camera di Commercio di Como – quale ulteriore progetto strategico territoriale da candidare alla Fondazione Cariplo». Un progetto, si legge nel documento del “Tavolo”, inserito nel «Chilometro della Conoscenza”, infrastruttura di eccellenza» in grado di «attrarre risorse intellettuali e di realizzare un luogo identitario per l’intera collettività comasca» e di «accrescere in modo decisivo la visibilità e il richiamo internazionale del territorio» lariano anche in chiave Expo 2015.Il fatto è che questo documento, pezzo dopo pezzo, è stato smontato e preso a sassate da chi, teoricamente, lo aveva firmato (o avrebbe dovuto farlo).Tutti i consiglieri regionali (tranne l’esponente del Pd, Luca Gaffuri) ne hanno disconosciuto la paternità. I sindaci dei due maggiori comuni della Brianza – Erba e Cantù – ne hanno messo in evidenza i limiti.I sindacati confederali dei pensionati ne hanno chiesto la profonda revisione, per aderire alla proposta del presidente della Fondazione Ca’ d’Industria, Paolo Frisoni, il primo a sottolineare quanto i progetti strategici fossero irrealizzabili o «poco utili» a un territorio che avrebbe invece bisogno di investimenti in infrastrutture sociali.Un fuoco di sbarramento che alla fine ha costretto i promotori del “Tavolo” ad annunciare una profonda revisione quantomeno nel metodo utilizzato per assumere le decisioni.Resta un punto: il deliberato del 23 settembre somiglia sempre di più a un pezzo di carta straccia. Soprattutto nella variabile “secondaria” di Villa Olmo. Ieri, a rincarare la dose di critiche è giunto un comunicato ufficiale di Daniela Maroni, consigliere regionale comasca eletta nella lista civica “Maroni Presidente.” «Penso che in un momento di crisi come questo, il “Tavolo” e le sue argomentazioni debbano essere rivolti verso tutto il territorio comasco. Ben venga, quindi, la valutazione di progetti per i fondi Cariplo che appartengano anche alla provincia. Esistono molte realtà che hanno nel cassetto buone intenzioni ma poche finanze».Secondo Daniela Maroni, «le priorità del territorio non possono essere ristrette soltanto a Como città, ma devono comprendere la provincia: dall’Altolago alla Brianza, alla Bassa. Il nostro è un territorio variegato con le proprie peculiarità. Adesso – aggiunge il consigliere regionale – è giunto il momento che a quel “Tavolo” possano intervenire anche i sindaci delle città di provincia in modo che sia data voce anche alle aspettative e alle problematiche del circondario».Daniela Maroni affonda il colpo anche sulla eccessiva esiguità della rappresentanza del “Tavolo”, già criticata sulle nostre pagine dal segretario regionale della Uil, Giuseppe Doria: «Il “Tavolo” deve essere allargato al territorio, a chi conosce bene la realtà dello stesso e dei suoi cittadini».Le critiche di ConfcommercioTra chi oggi disconosce la paternità del voto unanime sulla subordinata di Villa Olmo e delle serre comunali poste lungo il tragitto del “Km della Conoscenza” c’è anche la Confcommercio di Como, che ieri è intervenuta nella discussione con Pierluigi Frigerio, componente della giunta di via Ballarini e, tra l’altro in passato sindaco di Albavilla e consigliere provinciale dell’Ulivo.«Nella riunione del 23 settembre ho sostituito il presidente Primavesi al “Tavolo”. Ho dato il mio parere favorevole sul campus come primo obiettivo del territorio, ma ho anche sottolineato come in seconda battuta si dovesse intervenire sulle imprese con aiuti diretti. Considerato il momento di fortissima crisi, bisogna far capire quanto le istituzioni siano attente ai problemi reali. La gente che perde il lavoro ha bisogno di sostegno. I soldi sono pochi e non risolveranno ogni questione – conclude Frigerio – ma il segnale di attenzione deve essere preciso». E Villa Olmo? «Per noi non è strategica. Molto meglio, ripeto, aiutare le aziende in difficoltà».

    Da. C.

  • Fontana di Camerlata, arriva il ponteggio Ferro: «Ritardi per  mancanza di fondi»

    Fontana di Camerlata, arriva il ponteggio Ferro: «Ritardi per mancanza di fondi»

    Che fine ha fatto il progetto per la “conservazione programmata” dei monumenti del Razionalismo comasco, lanciato nel 2009 dal Comune con un cofinanziamento della Fondazione Cariplo? Pare voglia risorgere. Ma finora ha fatto il latitante.Perché? In molti se lo sono chiesti, alla notizia che si vorrebbe candidare Como tra i patrimoni dell’Unesco dato che è un museo all’aperto dell’architettura geometrica del ’900. Dove spicca quel gioiello che è la Casa del Fascio di piazza del Popolo

    (infestata dalle erbacce), sede delle fiamme gialle e reclamata dal Comune per farne un museo.Peccato però che molte delle architetture firmate da maestri come Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri non siano in forma smagliante. Anzi. Il Monumento ai Caduti sul lungolago è spesso preda di vandalismi, l’Asilo Sant’Elia di via Alciato ha segni evidenti dell’età e la Fontana di Camerlata è uno zombi piantanto in mezzo a smog e vibrazioni. Ma adesso le cose stanno per cambiare. Lo annuncia – forte di 150mila euro messi a bilancio («Speriamo siano confermati») – il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Antonio Ferro, che con Piera Pappalardo nel 2009 in un convegno proprio alla Casa del Fascio lanciò la “Conservazione programmata dell’architettura moderna di proprietà comunale”, piano dedicato proprio a Monumento ai Caduti, Asilo Sant’Elia e Fontana di Cesare Cattaneo e Mario Radice. «Abbiamo dovuto posticipare per mancanza di fondi: il bilancio funziona con una previsione di introiti che non sempre è reale. Ma in autunno vedrete le impalcature sulla fontana, per il completamento della mappatura del quadro fessurativo. Poi speriamo che la prossima estate parta il restauro vero e proprio. Purtroppo il piano di interventi si è fermato perché i soldi man mano messi a bilancio poi non si sono trovati e pertanto anche la Cariplo ha stoppato il co-finanziamento».«In merito all’opera di Cattaneo e Radice, però, non siamo stati immobili – continua Ferro – Abbiamo infatti avviato il monitoraggio sulla evoluzione dell’opera e arrestato l’invisibile degrado interno dovuto alla condensa sulle parti metalliche, con apposite endoscopie. Crediamo ancora al progetto, ma ci siamo dovuti scontrare con un baratro, quello dei soldi: eravamo sul ciglio, rischiavamo di cadere. Tenete conto che la logica di interventi lanciata nel convegno era una politica vincente, sulla carta: addirittura finalizzata a prevenire il degrado. Oggi, non per nostra colpa, purtroppo la manutenzione straordinaria è gestita a pezzi e bocconi, con risorse di manutenzione ordinaria che ovviamente sono del tutto insufficienti». Ciononostante pare che il futuro sia meno fosco: «All’Asilo Sant’Elia abbiamo compiuto verifiche di stabilità dei controsoffitti, adeguamenti nel reparto cucina e refettorio e tinteggiature. Ci sono adeguamenti alle normative Asl che abbiamo messo in opera, dato che la struttura è tuttora attiva come asilo vero e proprio. In autunno, passeremo al restauro delle coperture ed entro l’anno dovremmo finalmente provvedere alla situazione dei gradini e della cancellata», conclude Antonio Ferro.

    Lorenzo Morandotti

  • Gioielli botanici e colori d’autunno in Tremezzina

    Gioielli botanici e colori d’autunno in Tremezzina

    Il foliage, il tipico spettacolo della natura durante l’autunno, ha una marcia in più sul Lario grazie al paesaggio della Tremezzina e in particolare grazie a Villa Carlotta, il cui parco botanico offre in sicurezza visite guidate fino alla chiusura del prossimo 8 novembre.Sabato 31 ottobre e sabato 7 novembre, sempre alle ore 14.30, sono in programma speciali visite guidate alla scoperta dei grandi alberi che circondano la storica dimora di Tremezzina. Un nuovo percorso di visita è infatti dedicato agli alberi monumentali del giardino, i grandi “saggi” del parco di Villa Carlotta che affascineranno e incuriosiranno il visitatore con la loro eleganza e maestosità.  In questo momento poi sono ancora più seducenti per gli straordinari colori che ha assunto il loro fogliame: dal verde scurissimo punteggiato di arancio e rosso al marrone in tutte le sue sfumature, ai vari toni di giallo. Nell’ambito del progetto Interreg MARKS, finalizzato alla realizzazione di un Arboreto Monumentale’ in Valle d’Intelvi, Villa Carlotta ha avviato un progetto di valorizzazione del proprio patrimonio botanico con particolare attenzione agli esemplari arborei di maggior pregio presenti all’interno del parco.L’inedito percorso rientra in un itinerario più ampio che comprende gli altri alberi monumentali disseminati sul territorio tra il lago e la Valle d’Intelvi.Da segnare in agenda anche l’evento di venerdì 6 novembre, alle ore 15.30, con “L’ora del tè”, una speciale visita guidata al museo e alle collezioni di ceramiche di Villa Carlotta che permettono di scoprire i riti e la quotidianità del vivere in villa nel corso dell’Ottocento.Al temine della visita, sarà possibile degustare una selezione di tè nella caffetteria della stessa Villa Carlotta. e domenica dalle 10,30 alle 17.00.La biglietteria sarà aperta con orari ridotti dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16.

  • Giro d’Italia, tappa dimezzata dai corridori: delusione e amarezza sulle rive del Lario

    Giro d’Italia, tappa dimezzata dai corridori: delusione e amarezza sulle rive del Lario

    Tensione, ira, amarezza. Doveva essere una giornata gioiosa, di appassionati festanti – nel rispetto delle regole – a bordo strada, con applausi per la nuova maglia rosa Wilco Kelderman, per il canturino Davide Ballerini, per il suo compagno Joao Almeida, a lungo in testa alla corsa e per tutti i “reduci” del Giro d’Italia.Doveva, appunto, perché invece la tappa del Giro d’Italia Morbegno-Asti, che prevedeva un lungo transito lungo il Lago di Como si è trasformata in una circostanza deprimente.Poco prima del via, la protesta dei corridori per il maltempo e la prospettiva di pedalare per oltre 250 chilometri, con la richiesta di accorciare la tappa. Poi la partenza e dopo pochi minuti lo stop in attesa dei pullman, che stavano scendendo verso il Piemonte e sono stati costretti a tornare indietro. Un lungo trasferimento in bus – proprio nella parte lariana – prima del riavvio da Abbiategrasso e il resto del percorso confermato (124,5 chilometri) con il traguardo ad Asti. Inizialmente era stata ipotizzata una ripartenza da Como alle 12.30, poi si è optato per la località milanese.L’attesissimo passaggio lungo il lago, dalla città e dal resto della provincia è così saltato, con la grande amarezza degli appassionati che attendevano i loro beniamini; chi si è fermato a bordo strada ha potuto soltanto assistere alla sfilata di pullman di squadre, mezzi dell’organizzazione e Polizia stradale. Le uniche immagini del Lario che si sono viste in tv sono quelle dei bus sulla Statale Regina e del casello autostradale dell’A9.Senza dimenticare poi chi si era sacrificato cambiando orari e spostando impegni, non senza disagi, proprio per la presenza della manifestazione.Mauro Vegni, direttore di Rcs Sport ciclismo e della “Corsa rosa” non ha nascosto la sua irritazione per la decisione dei corridori. «Una giornata che ci saremmo risparmiati volentieri – sono state le sue parole – al pari degli appassionati che sono stati a bordo strada per un’ora o due ad aspettare i corridori. Abbiamo subìto la decisione dei ciclisti. Ma ora chiudiamo il Giro, arriviamo a Milano, poi qualcuno pagherà; la storia non finisce qui. È stata davvero una figuraccia».«C’è il rammarico per l’immagine che il nostro sport ha dato, dopo gli sforzi che abbiamo fatto per portare alla conclusione il Giro d’Italia in un periodo tanto difficile per il nostro Paese – ha aggiunto Vegni – Quanto accaduto va ad oscurare ciò che è stato fatto fino ad adesso: non ci sono scuse per giustificare questa situazione».Il direttore della gara ha detto ancora: «Si è trattato della prima vera giornata con l’acqua. E, per essere in ottobre, le cose finora sono andate fin troppo bene. Non era freddo, perché c’erano 13 gradi… Non c’era alcun presupposto per bloccare tutto; peraltro molti corridori non erano d’accordo».Tra i comaschi che non hanno nascosto la loro delusione, Anna Dotti, sindaco di Argegno. Il paese sulle rive del Lario aveva preparato una calda accoglienza per il passaggio del Giro d’Italia; sulla sua pagina Facebook Dotti ha scritto: «Per qualche capriccio dei concorrenti si è deciso di sospendere il passaggio sul nostro lago. Abbiamo rifatto le strade a nuovo, sono state pulite, predisposto le forze dell’ordine e chiuso la Statale Regina. Un evento come il Giro, emblema del nostro Paese, avrebbe risollevato un po’ gli animi in questi tempi bui. Ringrazio comunque chi, dalle 8 del mattino, si è impegnato sotto l’acqua per allestire al meglio Argegno e ha impegnato il suo tempo a garantire la sicurezza».«Noi del Canturino eravamo pronti a sostenere il nostro ex corridore Davide Ballerini – dice Paolo Frigerio, presidente della società ciclistica brianzola e coordinatore del comitato locale in occasione del Giro di Lombardia – In ogni caso Rcs Sport ha dimostrato ancora una volta la sua capacità organizzativa, risolvendo un problema inatteso e ridisegnando in diretta la tappa».Per la cronaca la Abbiategrasso-Asti è stata vinta dal corridore della Repubblica Ceca Josef Cerny, arrivato da solo sul traguardo dopo 22 chilometri di fuga solitaria. L’olandese Wilco Kelderman conserva la maglia rosa, con 12’’ sull’australiano Jai Hindley.Massimo Moscardi

  • Giro Giovani Under 23: ipotesi 3 settembre per la tappa lariana

    Giro Giovani Under 23: ipotesi 3 settembre per la tappa lariana

    Le grandi “classiche”, le corse a tappe dei Professionisti, ma non soltanto. Da parte dell’Unione ciclistica internazionale è atteso anche il calendario definitivo per le più importanti competizioni giovanili e femminili. In particolare, per quanto riguarda il Giro Giovani Under 23, c’è interesse anche sul Lario, visto che nel disegno della corsa – poi rinviata per l’emergenza Coronavirus – era stata prevista una tappa con il percorso disegnato attorno al Lago di Como con partenza e arrivo a Colico (nella foto). La gara dovrebbe andare in scena dal 28 agosto al 5 settembre; in teoria, quindi, la frazione lariana, che era la terzultima, dovrebbe essere programmata per il 3 settembre.Il Giro Rosa Iccrea femminile – nel 2019 nel Comasco con una tappa disegnata interamente in Brianza – nel 2020 sarà invece tutto fra Centro e Sud dal 10 al 19 settembre.

  • “Grande cerchio” del Sant’Anna, sette senatori grillini scrivono al ministro

    “Grande cerchio” del Sant’Anna, sette senatori grillini scrivono al ministro

    Sette senatori del Movimento Cinque Stelle riaprono la questione del “Grande cerchio” dell’ospedale Sant’Anna, scoperta archeologica di 13 anni fa che non ritengono valorizzata a sufficienza. E lo fanno con una interrogazione al ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, pubblicata ieri sul sito di Palazzo Madama. Prima firmataria Margherita Corrado, archeologa e membro della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali). Altri firmatari sono il senatore monzese Daniele Pesco, la senatrice Danila De Lucia (pure membro della commissione cultura del Senato cosi come la senatrice pentastellata Luisa Angrisani, poi ci sono i senatori Marco Croatti, Fabrizio Trentacoste (archeologo e guida turistica) ed Elio Lannutti giornalista. Cosa chiedono? Dapprima la ricostruzione dei fatti. “Risulta agli interroganti che nel 2007, in località Ravona-Tre Camini, nel comune di Montano Lucino (Como), poco distante dalla confluenza del torrente Val Grande nel fiume Seveso, sia venuta inaspettatamente alla luce, durante i lavori di deviazione dell’alveo prodromici alla costruzione del nuovo ospedale “Sant’Anna” di Como, ricadente invece nel comune di San Fermo della Battaglia, un’imponente struttura a pianta circolare (diametro di 69 metri), poi oggetto di uno scavo archeologico quasi esaustivo da parte dell’allora Soprintendenza archeologica della Lombardia”. “Al centro del “grande cerchio” – prosegue il testo dei senatori grillini – una piattaforma circolare anch’essa (diametro di 27 metri), rivestita di ciottoli nella metà nord, mentre quella sud consiste in un semplice battuto, “orientata alle sorgenti astronomiche equatoriali e azimutali” e dalla quale si dipartono a raggiera setti radiali in terra battuta di diverso colore sovrapposti alle tracce di un’aratura rituale, circonda una buca nella quale, verosimilmente, era alloggiato il palo che doveva fungere da collimatore. Una seconda buca di palo cilindrica, analoga alla suddetta, si trova all’interno del “corridoio” pavimentato largo circa 1,5 metri delimitato dai due corsi di pietre che disegnano la circonferenza dello stesso “grande cerchio”; quest’ultimo, in effetti, è stato subito interpretato come una sorta di osservatorio astronomico o di calendario, poiché la struttura è la stessa dei recinti tombali della cultura di Golasecca, e 13 tombe ad incinerazione della prima età del ferro (inizi VI-inizi V sec. a.C.) sono state effettivamente rinvenute e scavate, nella zona, insieme ad 8 di età romana, ma ha dimensioni dieci volte maggiori”. Si entra poi nel merito della questione: la valorizzazione archeologica e scientifica anche a fini turistici. “Anche le stele litiche dell’età del rame posizionate qualche centinaio di metri più a nord, però, disegnano un allineamento astronomicamente significativo, suggerendo la possibilità che la frequentazione del sito, verosimilmente mirata all’osservazione permanente della levata e del tramonto degli astri più luminosi (e ispirata, forse, da ragioni cultuali), debba essere retrodatata. In zona, del resto, in agro di Montano Lucino, è attestata anche l’esistenza di un villaggio neolitico; nel 2017, poi, il professor Adriano Gaspani, astronomo dell’osservatorio di Brera, che già aveva approfondito lo studio del primo, grazie a particolari algoritmi appositamente messi a punto per l’interpretazione digitale, è riuscito a “pulire” alcune fotografie aeree e immagini satellitari datate a partire dal 1958 che attesterebbero la presenza di un secondo cerchio (ancora interrato) a soli 150 metri di distanza da quello noto, in direzione sud-ovest, con diametro di circa 60 metri e un cerchio minore interno di circa 30, nonché quattro manufatti allineati”. I senatori poi rimarcano che “nonostante le aspettative suscitate dalla scoperta, obiettivamente eccezionale, dopo lo scavo stratigrafico che, come riferito, ha consentito di trovare elementi datanti la frequentazione del “grande cerchio” alla fase II A della cultura di Golasecca, non sono state assunte iniziative atte a garantire fruizione e promozione del sito creando quel parco archeologico inizialmente auspicato e promesso da molti. Anche dopo la costruzione della vicina palazzina direzionale del Sant’Anna, è stata infatti lasciata a vista unicamente la sommità del doppio filare di grandi pietre, emergenti dalla superficie circostante sistemata a prato”. Inoltre “ai tre progetti di valorizzazione, che sarebbero stati elaborati con fondi pubblici dalla Soprintendenza e da Infrastrutture lombarde SpA (società partecipata interamente dalla Regione oggi incorporata in ARIA SpA), con previsione di copertura totale o parziale del manufatto in funzione della sua conservazione ottimale ma anche di una pubblica fruizione che consenta di leggere e comprendere le caratteristiche strutturali dell’opera, non è stata data alcuna evidenza. Solo in occasione di conferenze ed altri eventi partecipati i rappresentanti della Soprintendenza vi hanno fatto riferimento”. Si richiama poi un documento di Palazzo Madama presentato dalla senatrice leghista di Erba Erica Rivolta, ossia ” la proposta di legge recante “Istituzione di un fondo per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del sito archeologico celtico, denominato ‘Grande cerchio’”, presentata nel 2009 dall’on. Erica Rivolta, declinata in 4 articoli e comprensiva della candidatura nella lista del patrimonio dell’UNESCO” che “è rimasta lettera morta”. L’interrogazione poi rimarca che “in attesa di una sistemazione che abbia le caratteristiche suddette, nel sito manca qualsiasi pannello esplicativo o altro strumento di divulgazione delle informazioni circa la natura e la destinazione del “grande cerchio” (astronomica o rituale), rimasto muto, perciò, agli occhi dei curiosi, che facilmente potrebbero essere indotti in inganno e interpretarlo alla stregua di un mero arredo da giardino”.

    A questo punto, le domande al ministro Franceschini: “Se alla luce della mancata indagine indiretta (geognostica) del presunto secondo cerchio, e dell’assai parziale musealizzazione del primo, nonostante siano trascorsi 13 anni dalla scoperta, non ritenga opportuno disporre un accertamento su tutto il percorso compiuto, sia in ordine alle responsabilità dell’ufficio territoriale di tutela sia a quelle della Regione, committente dell’opera pubblica, e degli altri enti locali, essendo la valorizzazione del patrimonio culturale materia concorrente; se, pur essendo il Lario il principale catalizzatore turistico del territorio e dunque un motore di sviluppo imprescindibile, non ritenga sensata e non voglia sostenere, nei limiti delle sue prerogative, l’aspirazione della comunità locale, conscia dell’unicità e dunque dell’attrattività del “grande cerchio”, a vederlo musealizzato nel modo scientificamente più corretto ma anche più adatto a soddisfare le aspettative dei visitatori”.

  • A fuoco nella notte 200 balle di fieno

    A fuoco nella notte 200 balle di fieno

    Un furioso incendio si è scatenato, nella notte tra domenica scorsa e ieri, nei campi vicini a un agriturismo situato nel comune di Lurate Caccivio. A prendere fuoco, per cause in via di accertamento, sono state improvvisamente circa 200 balle di fieno. A causa del materiale e del clima secco, le fiamme si sono propagate rapidamente, tanto da innalzare verso il cielo notevoli colonne di fumo.Fortunatamente, l’incendio si è sviluppato lontano da zone abitate, tanto che non risultano persone

    coinvolte nel rogo.Sul posto sono intervenuti ben 6 mezzi dei vigili del fuoco, provenienti da Como, Erba, Cantù e Appiano Gentile. Sono state necessarie molte ore ai pompieri per avere ragione delle fiamme, definitivamente spente soltanto nel primo pomeriggio di ieri.

  • A Lugano tre scultori   dialogano con l’arte di    Giudici

    A Lugano tre scultori dialogano con l’arte di Giudici

    Eva Antonini, Lorenzo Cambin e Antonio Tabet sono i tre artisti che il critico comasco Luigi Cavadini ha convocato per la mostra “Dialoghi di scultura” giunta alla terza edizione e in corso alla Gipsoteca Gianluigi Giudici in Riva Antonio Caccia a Lugano. La mostra si visita fino al 14 novembre (orari: da mercoledì a sabato, dalle 14 alle 18).Il riferimento alla scultura è d’obbligo in un museo che raccoglie opere soprattutto in gesso, ma anche in bronzo, di uno scultore – il comasco Gianluigi Giudici (1927-2012) – le cui opere sono presenti in spazi sia pubblici che privati del Canton Ticino oltre che in Lombardia e in altre località italiane e svizzere. In questi dialoghi vengono messe in relazione le opere di artisti ticinesi che operano con modalità, materiali e tecniche molto diverse e quindi meritano particolare attenzione. Ogni artista ha avuto anche il compito di individuare un’opera di Giudici che fa parte della collezione della Gipsoteca con cui dialogare artisticamente. Sono tre voci dell’arte contemporanea svizzera che dialogano insomma con un comasco che ha avuto molti rapporti di lavoro e di cultura con la vicina Svizzera.Eva Antonini, artista originaria di Rapperswil, Canton San Gallo, vive in Ticino dal 1985; Lorenzo Cambin, luganese, formatosi anche a Brera a Milano, espone dalla fine degli anni Ottanta e ha nel curriculum una lunga serie di personali in Svizzera e Spagna; Antonio Tabet, grafico di formazione, con l’esperienza trentennale di direttore artistico della Banca del Gottardo, ha sempre condotto una propria ricerca artistica di cui si propongono le singolari opere recenti a tre dimensioni.Di Antonini sono proposte sculture in terracotta che si muovono attorno alla figura umana rappresentata a tutto tondo o per frammenti, di Cambin opere-installazioni in cui la composizione di forme leggere che mimano la natura diventa pretesto per l’indagine dello spazio, di Tabet le “costruzioni” eseguite tramite una operazione mentale di scomposizione e quella pratica di ricostruzione ad incastri di forme a produrre opere dagli interessanti effetti dinamici.Info: 00.41.91.980.4141 e info@fondazionegiudici.com.

  • A scuola di teatro con Orizzonti Inclinati

    A scuola di teatro con Orizzonti Inclinati

    CORSILa compagnia “Orizzonti Inclinati”  ha aperto le iscrizioni ai nuovi corsi per adulti e bambini. L’edizione del ventennale, curata da  Miriana Ronchetti, offre lezioni di sceneggiatura teatrale, storia della drammaturgia, educazione della voce   e teatroterapia. Sono previsti due corsi per adulti su due livelli al centro civico di Camerlata in via Varesina 1A a  Como, martedì e mercoledì alle 20, più stage mensili sul palcoscenico dell’istituto Carducci di viale Cavallotti e al centro civico di Albate. Tra i docenti  Matteo Gazzolo, Alessandro Quasimodo,   Vincenza Giovinazzo ed  Ermanno Stea. Info: 031.526079 e www.teatroarte.it.

  • A Villa Erba i giardini storici fanno rete per l’Expo

    A Villa Erba i giardini storici fanno rete per l’Expo

    Associazioni culturaliNon si è ancora spento l’entusiasmo suscitato dalla quinta edizione di Orticolario a Villa Erba di Cernobbio: la kermesse florovivaistica ha rievocato antiche memorie, come la fiera “Settembre lariano” a Villa Olmo degli anni ’60 e ’70, in cui i giardinieri delle ville storiche del lago facevano a gara a proporre le essenze e i fiori migliori. L’evento, tra l’altro, ha coinciso con il trentennale dell’Ortofloricola Comense, associazione che l’8 dicembre conferirà la benemerenza del “Mughetto

    d’Oro” a Villa Olmo con un concerto dell’orchestra a plettro “Flora”.Intanto un altro dinamico sodalizio, “Grandi Giardini Italiani”, network di parchi storici italiani che ha sede proprio a Villa Erba, si appresta a lanciare un nuovo itinerario turistico dal titolo “100 Giardini per Expo 2015”. Si tratta di un percorso tra i più bei giardini e gli orti della Lombardia e del Canton Ticino, che verrà proposto ai visitatori dell’esposizione universale milanese: partendo da Milano potranno visitare la Lombardia scoprendone le bellezze paesaggistiche, i più bei giardini visitabili e le coltivazioni più caratteristiche e autoctone della regione. Mercoledì 16 ottobre, a Villa Erba, oltre 100 tra i più bei parchi della Lombardia e del Canton Ticino si riuniranno per costituire la nuova rete in modo strutturato e coordinato. Faranno parte della rete sia giardini di proprietà privata (il 20% dei quali non è mai stato aperto al pubblico) sia giardini e parchi di proprietà di Comuni e Province Lombarde, nonché del Canton Ticino, avviando una preziosa collaborazione tra Italia e Svizzera per lo sviluppo del Turismo Verde. Il nuovo percorso turistico sarà avviato già a partire dalla primavera 2014.