Casinò di Campione, l’incontro tra sindacati e curatori fallimentari, in calendario ieri pomeriggio, non ha prodotto alcun risultato. Va ricordato come dallo scorso 27 luglio i tre curatori incaricati si stiano occupando della vicenda del Casinò di Campione d’Italia. Di recente, i tre professionisti hanno inviato alle organizzazioni sindacali la comunicazione formale di apertura della procedura di licenziamento collettivo di tutti i dipendenti della casa da gioco dell’enclave.Ieri si è svolto un incontro, durante il quale i sindacati, tra loro compatti, si sono rifiutati di sottoscrivere i contenuti della procedura. La discussione, pertanto, è stata rinviata a una nuova riunione prevista per l’inizio del prossimo novembre.Sempre ieri, intanto, sulla situazione di grave crisi in atto nel comune di Campione d’Italia – tra Casinò fallito e amministrazione comunale in dissesto e commissariata – è intervenuto il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo che ha richiamato l’attenzione anche sulla Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica che «dovrà occuparsi tra le prime questioni proprio di Campione. Dove proprio oggi (ieri, ndr) – ha detto Orsenigo – lavoratori del Casinò e semplici cittadini hanno occupato il municipio, segno che l’esasperazione è molto forte. Ecco perché abbiamo deciso che dobbiamo cominciare ad ascoltare quanto meno il commissario prefettizio affinché ci faccia il punto della situazione».
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«Casinò di Campione, pronta una richiesta per altri 18 milioni di euro di crediti»
Casinò, crediti per altri 18 milioni di euro verranno presto richiesti dal Comune di Campione d’Italia. Se infatti è vero che venerdì i curatori fallimentari nominati dal Tribunale di Como hanno elencato nella proposta di stato passivo consegnata al giudice delegato Alessandro Petronzi, cifre e numeri ben dettagliati, su chi e quanto richiedere in seguito al fallimento della casa da gioco, ci sono ulteriori novità. A partire dall’amministrazione di Campione d’Italia. «Ad oggi il Comune si è insinuato nel passivo della casa da gioco non ancora in maniera totale – spiega il commissario prefettizio che oggi governa l’enclave, Giorgio Zanzi – C’è ancora una partita da definire, abbiamo ancora un’altra richiesta di circa 18 milioni di euro, che verrà quanto prima avanzata». Una situazione paradossale, quasi kafkiana, se si pensa che la proposta dei curatori è di non ammettere al privilegio i crediti vantati dal Comune di Campione d’Italia, ovvero 20,357 milioni di euro che sono stati dirottati al chirografo e potrebbero quindi non rientrare mai nelle case del municipio. «Ovviamente in questo periodo si vive alla giornata, ma valuteremo l’ipotesi ricorso su questo fronte – dice Zanzi – Per quanto riguarda l’ulteriore somma che verrà domandata, è quella relativa al 2018. Il resto atteneva al periodo che si è chiuso al 31 dicembre del 2017». Va ricordato come i primi numeri, emersi dalla proposta di stato passivo, parlino di 212 creditori, 73,119 milioni di euro di debiti accertati e 8,332 milioni di euro di debiti “cancellati”. La conclusione del commissario si concentra ancora sul fronte giudiziario. «L’amministrazione (quella guidata da Roberto Salmoiraghi, durante il cui mandato è arrivata la dichiarazione di dissesto finanziario) che mi ha preceduto ha fatto ricorso e quindi attendiamo. Valuteremo dopo la pronuncia della corte d’appello sul fallimento, come e quando ricorrere». Passaggio che ovviamente sembra inevitabile. Il prossimo 28 gennaio si terrà intanto in Tribunale l’udienza in cui il giudice delegato deciderà se accettare o meno le proposte depositate dai tre curatori fallimentari. I creditori hanno 15 giorni di tempo per inviare le loro eventuali controdeduzioni. Dopo l’udienza sarà fissata un’ulteriore scadenza per le domande cosiddette tardive che conterranno le richieste dei quasi 500 dipendenti licenziati il 31 dicembre. Tutti da ammettere al privilegio. E ai quali si dovranno pagare stipendi arretrati e liquidazioni. Quanto messo nero su bianco dai curatori fallimentari Elisabetta Brugnoni, Sandro Litigio e Giulia Pusterla, era già noto, anche se non nel dettaglio, ai sindacati, che ribadiscono alcuni concetti fondamentali che hanno caratterizzato questi mesi di confronto e lotta per salvare la casa da gioco. «Si ha la conferma ufficiale di ciò che era evidente da tempo, osservando i bilanci. Ovvero che le uscite erano troppo alte rispetto alle entrate – dice segretario dello Snals, Angelo Cassani – Da qui il tragico risultato conclusivo. I sindacati si sono sempre impegnati per salvare l’azienda e ovviamente per farlo si sono sempre basati sulle richieste della società. Come nel giugno del 2016 davanti al fatto che andavano tagliati 18 milioni di euro ci siamo attivati. Purtroppo non è stato sufficiente e adesso eccoci qui. Dobbiamo cercare, appena possibile, di fissare un incontro con il commissario straordinario». Amara la riflessione di Giovanni Fagone (Cgil). «Abbiamo preso atto di una realtà ben nota. Il danno causato è enorme. Sia per chi vanta dei crediti sia per una comunità intera ormai spazzata via – dice Fagone – Senza contare che alcuni di questi debitori, a partire dal Comune, potrebbero in effetti non vedere più le somme vantate. I sindacati hanno sempre lanciato anche questo allarme, un monito a considerare gli effetti devastanti a lungo raggio di una situazione fuori controllo».
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Casinò di Campione, la protesta dei dipendenti. Nuovo presidio in Prefettura e manifestazione a Roma
Un presidio sotto gli uffici della Prefettura e una manifestazione a Roma. I dipendenti del Casinò di Campione d’Italia sono pronti a tutto pur di avere risposte da parte delle istituzioni. E queste sono solo le ultime due iniziative in corso di preparazione che nascono dalla crescente preoccupazione per la totale mancanza di interventi.Giovedì sera sul piazzale Maestri Campionesi, in quello che ormai è diventato un presidio permanente, è stata organizzata una nuova assemblea dei quasi 500 dipendenti della casa da gioco, chiusa ormai dal 27 luglio scorso. Una riunione molto partecipata, nella quale è emersa la forte preoccupazione per una situazione che appare di stallo totale. Dalla prossima settimana scatterà la procedura di licenziamento collettivo, avviata come previsto dai curatori fallimentari in mancanza di interventi normativi o altre decisioni che possano cambiare le carte in tavola. «Siamo ancora in attesa di risposte dopo l’incontro che avevamo avuto in Prefettura – dice Giovanni Fagone, Cgil – In mancanza di chiarimenti, già nei prossimi giorni siamo pronti a organizzare un nuovo presidio davanti alla Prefettura per far sentire la nostra preoccupazione. La situazione è critica, nei prossimi giorni scatterà la procedura di licenziamento e non abbiamo alcun tipo di risposta».E ogni possibilità viene ormai valutata in questa spasmodica ricerca di risposte. «Dopo Como – continua il sindacalista della Cgil – siamo pronti anche ad organizzare una protesta a Roma, davanti al ministero». Gli fa eco anche Domenico Panariello, segretario generale della Fisascat Cisl. «Siamo davvero preoccupati, non arriva alcun segnale, dov’è la politica? Dove sono le istituzioni? – attacca Panariello, segretario generale della Fisascat Cisl – Il prefetto è stato disponibile, ma ora sta passando troppo tempo e dobbiamo sollecitare un intervento, siamo in attesa di un segnale». L’unica certezza purtroppo al momento, aggiunge, «è la procedura di fallimento che va avanti, il resto sono chiacchiere. Andremo in Prefettura e poi al ministero perché abbiamo bisogno di risposte».Intanto il prossimo 25 settembre la delegazione del pubblico impiego del Comune di Campione dovrebbe incontrare il sottosegretario Carlo Sibilia in audizione alla commissione Finanze degli Enti locali. Un vertice nel quale si cercherà di portare l’attenzione sulle peculiarità dei servizi a rischio.E propri ieri pomeriggio c’è stato un anticipo di quello che sarà l’incontro della prossima settimana. Vincenzo Falanga, infatti, segretario Uil della funzione pubblica, presente alle giornate della polizia locale a Riccione, alle quali ha partecipato lo stesso Sibilia, ha avuto modo di iniziare a discutere del tema Campione d’Italia. «Abbiamo parlato pochi minuti durante i quali ho anticipato quella che è la situazione di forte disagio della realtà campionese dopo il fallimento del Casinò e dopo la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune. Il sottosegretario mi ha rassicurato sul fatto che il tema verrà approfondito. Mi ha poi detto che l’audizione in commissione finanze degli Enti locali è un passaggio importante che non viene concesso molto spesso e che la vicenda campione necessiterà del coinvolgimento di tutti i ministeri», dice Falanga.
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Casinò di Campione in crisi, la Svizzera “apre” sulla disoccupazione
La prima buona notizia per l’enclave, da molte settimane a questa parte, è giunta da Berna. La Confederazione ha deciso infatti di dare via libera al pagamento dell’indennità di disoccupazione dei lavoratori del Casinò residenti in Svizzera, anche in assenza della lettera di licenziamento.Con una lettera indirizzata ai direttori delle casse disoccupazione, la Segreteria di Stato dell’Economia (Seco) – «vista la situazione giuridica particolare» – ha scelto di fare chiarezza e ha messo nero su bianco l’ok alla disoccupazione per i lavoratori del Casinò residenti oltreconfine, malgrado a tutt’oggi nessuno dei 492 dipendenti della casa da gioco sia stato formalmente licenziato. A questo punto, per almeno 200 persone (ma i numeri potrebbero essere più elevati) si apre uno spiraglio importante.L’indennità delle casse disoccupati elvetiche è infatti pari all’80% del salario (70% per chi non ha familiari a carico) ed è ovviamente tassata secondo il sistema fiscale ticinese.Viene erogata per 400 giorni lavorativi (circa un anno e mezzo) ma per chi ha superato i 55 anni può arrivare anche a due anni.Per avere l’indennità i dipendenti del Casinò di Campione d’Italia dovranno «confermare» agli uffici regionali di collocamento di «essere pronti a mettersi a disposizione del mercato del lavoro svizzero per un posto di lavoro a tempo indeterminato».«È l’unica condizione che viene chiesta – dice Luca Camponovo, sindacalista dell’Ocst – in pratica, se dovessero trovare loro un lavoro dovrebbero accettarlo». L’ingresso nel sistema dell’indennità non pregiudica un possibile rientro al Casinò. «Se la situazione si sbloccasse nel giro di qualche mese – spiega ancora Camponnovo – coloro che non avessero trovato un lavoro potrebbero ritornare nella casa da gioco». E nel periodo di prova, che in Svizzera dura 3 mesi, potrebbero farlo anche quelli con una nuova attività.
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Casinò di Campione, doccia fredda sulle speranze di riapertura immediata
L’esercizio provvisorio della società di gestione del Casinò di Campione d’Italia, dichiarata fallita venerdì mattina dal Tribunale civile di Como, non si può fare. La notizia ha preso a circolare con insistenza anche tra i dipendenti. Ed è stata confermata in modo informale da alcuni rappresentanti sindacali, evidentemente consapevoli delle problematiche di natura giuridica che sembrano ingarbugliare ancora di più una matassa apparsa sin dal primo momento inestricabile. Premesso che i tre curatori fallimentari nominati dal Tribunale – Elisabetta Brugnoni, Sandro Litigio e Giulia Pusterla- non dicono una parola, il nodo della riapertura a breve del Casinò è apparso a tutti come il più impellente da sciogliere.
Sin dal primo momento la speranza dei 492 dipendenti della casa da gioco è stata di tornare presto al lavoro, anche per dare continuità a un’azienda che in ogni caso è in grado di incassare ogni giorno centinaia di migliaia di euro. Il fatto è che l’ipotesi di esercizio provvisorio, su cui da subito avevano fatto affidamento in molti, non è percorribile. Il problema sta innanzitutto nella convenzione siglata tra municipio e società di gestione alla fine del 2014. Il fallimento, in sostanza, rende nulla di diritto la convenzione stessa, impedendo quindi la prosecuzione delle attività. L’articolo 22.2 non lascia spazio a possibili interpretazioni: «La società incorre nella decadenza dalla gestione» in caso di «messa in liquidazione, fallimento, sottoposizione ad amministrazione controllata, concordato preventivo o a qualsiasi altra situazione equivalente».
Anche volendo, quindi, i curatori non potrebbero chiedere l’esercizio provvisorio in quanto in contrasto con la convenzione che regola il rapporto tra Comune e gestore della casa da gioco. Questo passaggio non si può scavalcare perché la convenzione è l’atto primario da cui discende tutto il resto. Va ricordato, infatti, come la società dichiarata fallita sia nata sulla scorta di un voto parlamentare. L’articolo 10 bis della finanziaria 2012 stabiliva che «per la gestione della casa da gioco di Campione d’Italia il ministero dell’Interno, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, autorizza la costituzione di un’apposita società per azioni». Al capitale di questa società «partecipa esclusivamente il Comune di Campione d’Italia», mentre «l’utilizzo dello stabile comunale della casa da gioco e i rapporti tra la società di gestione e il Comune di Campione sono disciplinati da apposita convenzione stipulata tra le parti». La sentenza del Tribunale di Como ha in pratica minato le fondamenta di questo fragile architrave.
A questo si aggiunge un altro elemento che rende l’esercizio provvisorio, se possibile, ancora più una chimera. Dal 2016, con il cosiddetto decreto Madia (il numero 175 del 19 agosto), «nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita» (articolo 14.6). In pratica, se pure volesse, il Comune non potrebbe entrare sino al 2023 in alcun modo nella compagine societaria del nuovo gestore del Casinò. Per riaprire il quale, quindi, si rende necessario un intervento legislativo: o di modifica dell’articolo 10 bis della legge finanziaria del 2012 o di modifica dell’articolo 14.6 del decreto Madia del 2016. La parola, insomma, è unicamente del Parlamento.
Oltre a questo, stando ad alcuni commenti di commercialisti estranei alla vicenda (e che chiedono ovviamente di rimanere anonimi), molto difficilmente i curatori fallimentari vorranno percorrere la strada di una gestione in prima persona del casinò, visto che per legge rispondono personalmente di eventuali danni causati durante l’esercizio provvisorio. Si comprende, quindi, anche il motivo della cautela con cui tutti gli esponenti politici stanno affrontando la questione. Promettere soluzioni a breve potrebbe essere un boomerang che nessuno vuole ritrovarsi in faccia nelle prossime settimane.
Gli unici che spingono al momento verso l’immediata riapertura sono i sindacati, chiamati a dare risposta alle preoccupazioni dei propri iscritti e alla paura di chi rischia di perdere il lavoro. In un comunicato diffuso ieri, tutte le sigle rappresentate tra i dipendenti del Casinò hanno ribadito di «ritenere indispensabile l’immediata riapertura della casa da gioco al fine di non pregiudicare in modo irreparabile il futuro di un’azienda storica e della comunità intera. Rivolgeremo a gran voce tale richiesta a tutte le istituzioni e in ogni sede opportuna», hanno aggiunto, annunciando nel contempo di «aver avanzato una richiesta di incontro urgente alla sezione fallimentare del Tribunale di Como e ai ministeri dell’Interno, del Lavoro e al ministero dell’Economia e delle Finanze».
Contro le incertezze della politica è intervenuto ieri anche il segretario generale della Cgil di Como, Giacomo Licata, che ha trascorso la giornata nell’enclave. «Stupisce il silenzio della politica: fra le istituzioni e tra chi ha responsabilità di governo nessuno ha sentito l’esigenza di portare solidarietà ai lavoratori e, soprattutto, di preoccuparsi di analizzare con i soggetti coinvolti le possibili soluzioni. A Campione c’è un problema di ordine pubblico e di tenuta sociale di una comunità – sottolinea il segretario della Camera del Lavoro lariana – Il nostro territorio, che tra l’altro esprime importanti figure sia in Regione sia nel governo, ha urgente bisogno di attenzione». Licata chiude con un appello, in tutto simile a quello lanciato dai sindacati di categoria. «Chiediamo al ministero dell’Interno, al prefetto e alle istituzioni politiche ed economiche tempestivi interventi. Per quanto riguarda l’azione sindacale, siamo impegnati a tutelare i lavoratori utilizzando tutte le procedure che le norme consentono, a cominciare da una richiesta di incontro ai curatori per verificare se sia possibile evitare la sospensione delle attività economiche senza retribuzione».
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Casinò di Campione, almeno 200 i creditori. Chiesti al fallimento 80 milioni di euro
Sono oltre 200 i creditori che hanno chiesto, nei termini di legge, l’insinuazione al passivo della fallita società di gestione del Casinò di Campione d’Italia. Il credito da loro vantato ammonta a circa 80 milioni di euro. Soltanto alla fine della prossima settimana, però, si saprà se e in che misura i tre curatori fallimentari nominati dal Tribunale di Como accoglieranno le domande inserendole nel progetto di stato passivo.La cortina di riserbo innalzata dai professionisti lariani che da mesi si occupano del crac del Casinò rimane ferrea. Le notizie sono poche e filtrano con il contagocce.Oltre al numero dei creditori “tempestivi” – coloro i quali, cioè, hanno depositato domanda di insinuazione al passivo entro il 28 dicembre – e all’ammontare delle loro richieste, si sa che molte saranno anche le istanze tardive. A partire da quelle dei dipendenti della casa da gioco i quali sono stati licenziati soltanto il 31 dicembre scorso e avranno quindi tempo per poter fare le loro richieste.Finanziaria e contributoSe sul fronte del Casinò si attende quindi l’udienza del prossimo 28 gennaio, giorno in cui saranno svelate le prime vere cifre di questo colossale fallimento, sul fronte del municipio ogni giorno è buono per conoscere le decisioni del governo sulla nomina del commissario che dovrebbe lavorare sulla riapertura della casa da gioco. Passo necessario per rimettere in moto anche il meccanismo di finanziamento del Comune.Intanto, nella legge di Bilancio approvata a fine anno dal Parlamento è stato confermato il contributo straordinario di 10 milioni di euro già versato lo scorso anno all’enclave. In un primo momento si era parlato di 15 milioni, ma tra la stesura iniziale della manovra e quella poi effettivamente votata con la doppia fiducia di Camera e Senato qualcosa è accaduto. Qualcosa che non ha aiutato Campione d’Italia. «Nel testo originario c’era una previsione ulteriore di 5 milioni – dice il commissario prefettizio che oggi governa l’enclave, Giorgio Zanzi – purtroppo alla fine siamo rimasti con il contributo ordinario di 10 milioni».Con questi fondi Zanzi dovrà fare fronte a una «situazione compromessa» – così la definisce – e a impegni di vario genere. Potrà essere pagato forse un altro stipendio ai dipendenti, ma sicuramente si dovranno saldare alcuni creditori svizzeri, in particolare quelli che garantiscono i servizi primari al paese: raccolta dei rifiuti e trasporto. Nella legge di Bilancio sono stati confermati pure i 570mila euro di contributo annuo per l’assistenza sanitaria.
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Casinò, avviata la procedura di licenziamento: 482 dipendenti perderanno il lavoro
Tutti a casa. I tre curatori fallimentari che dallo scorso 27 luglio si occupano praticamente a tempo pieno della vicenda Casinò di Campione d’Italia hanno inviato alle organizzazioni sindacali la comunicazione formale di apertura della procedura di licenziamento collettivo di tutti i dipendenti della casa da gioco dell’enclave.Con una successiva lettera, i curatori hanno anche convocato i rappresentanti dei lavoratori per lunedì prossimo, alle 16, per dare avvio al cosiddetto esame congiunto, vale a dire il tavolo tecnico previsto dalla legge in questi casi.Le quattro pagine in cui la curatela fallimentare motiva la decisione di licenziare tutti i dipendenti del Casinò sono in realtà un interessante documento che completa alcune informazioni rimaste sin qui lacunose.In primo luogo, precisa il numero delle persone che perderanno il lavoro: 482. Di queste, 64 sono impiegate a tempo parziale. Sino alla chiusura, nella casa da gioco erano attivi un solo dirigente, 181 amministrativi, 49 ausiliari, 214 addetti al gioco e 37 dipendenti del ristorante.«La riduzione dell’intero organico – scrivono i curatori – costituisce un intervento indispensabile» e «non ulteriormente procrastinabile» a motivo del fatto che il Tribunale fallimentare di Como non ha concesso alcuna «autorizzazione all’esercizio provvisorio dell’impresa».Nella relazione non sono ancora elencati i debiti complessivi, che emergeranno com’è ovvio al termine della procedura di insinuazione dei creditori. Ma – è questa è davvero una sorpresa – nel documento viene detto che «la soglia normativamente prevista» per gli stessi debiti del Casinò era fissata a 30mila euro. Se è vero (così come ha scritto a luglio la consulente della commissaria straordinaria del Comune di Campione) che i debiti della casa da gioco non sono inferiori a 132 milioni di euro, qualcuno dovrà spiegare che cosa è successo. E dovrà trovare argomentazioni solide.Nella relazione è confermato come il procedimento che ha portato al fallimento del Casinò sia iniziato nel febbraio 2016 con un esposto in Procura. I curatori parlano di una segnalazione dell’ente locale; in realtà l’esposto fu depositato dagli allora consiglieri di minoranza Roberto Salmoiraghi e Alfio Balsamo, gli stessi che l’anno successivo, dopo le amministrative, sarebbero diventati rispettivamente sindaco e vicesindaco di Campione d’Italia.Altra curiosità: dopo il fallimento, «in via temporanea», sono rimasti al lavoro 7 impiegati «per le indispensabili attività di sorveglianza del patrimonio aziendale, sicurezza e disbrigo di pratiche». Anche loro, però, saranno licenziati.
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Casinò al buio. La foto della crisi di Campione d’Italia
Una foto può dire più di molte parole.
Il buio che avvolge l’edificio del Casinò di Campione d’Italia in queste notti di agosto è l’immagine più evidente della crisi dell’enclave.
La casa da gioco è chiusa. Le luci sono spente. Il futuro è incerto.
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Casinò, aiuti solo per i residenti in Svizzera. La Cisl: «Un paradosso da risolvere subito»
Il paradosso della Svizzera, che ha già dato il benestare al pagamento dell’indennità di disoccupazione per i dipendenti del Casinò di Campione residenti nella Confederazione, mentre chi risiede nell’exclave italiana e in altri Comuni della Penisola rimane senza alcun aiuto, ha suscitato l’immediata reazione del mondo sindacale lariano. «Purtroppo nessuno si stupisce più che la Svizzera si sia mossa in modo più efficiente e celere dell’Italia, ma credo che non si possa lasciare senza aiuti chi vive nel nostro Paese – dice la segretaria generale della Cisl dei Laghi – La situazione andrà messa sul tavolo previsto in Prefettura martedì 4 settembre. Anche a livello di immagine internazionale, tutti i dipendenti del Casinò debbono avere lo stesso trattamento».
I lavoratori della casa da gioco, dalla dichiarazione di fallimento, vivono in una sorta di limbo. Nessuno ha mai ricevuto una lettera di licenziamento. Non si può così accedere ad alcun ammortizzatore sociale. «Tecnicamente sono in aspettativa non retribuita – spiega Adria Bartolich – in attesa di accedere alla Naspi (indennità di disoccupazione). Non è pensabile che si possa attendere fino all’udienza di gennaio in Tribunale. Si tratta di una situazione complicata – prosegue la segretaria generale della Cisl dei Laghi – Come si può dire che, visto che i dipendenti del Casinò hanno guadagnato tanto prima, possono aspettare? Oggi le famiglie stanno sopravvivendo grazie ai risparmi, ma c’è chi è già in serie difficoltà».
Secondo Adria Bartolich la riapertura del Casinò rimane una priorità, pur con condizioni molto diverse dal passato. «Credo che dovrebbe essere gestito da una società mista, pubblica-privata con la partecipazione della Regione – spiega la sindacalista – I proventi verrebbero distribuiti anche su altre province, che oggi fanno mancare supporto e solidarietà. Anche le Camere di Commercio dovrebbero avere un ruolo nel pensare a nuove possibilità occupazionali per i dipendenti».
Adria Bartolich ricorda anche le altre emergenze, con tutti i servizi che venivano garantiti ai residenti di Campione attraverso il Comune, dai trasporti alla scuola, alla sicurezza. «Il Casinò funzionava spendendo troppo, ma teneva in piedi un paese. Succedeva anche in passato, quando il Ministero dell’Interno è stato costretto a ripianare i debiti – dice Adria Bartolich – Si deve pensare a un riutilizzo di tutti gli spazi della megastruttura. Credo che il tavolo di martedì in Prefettura possa iniziare ad affrontare tutti questi problemi». E sul versante svizzero, come è stato vista l’immediata disponibilità data dalla Confederazione a pagare l’80% del salario a circa 200 ex dipendenti del casinò? La Lega dei Ticinesi aveva tuonato «lo scandalo è che questi lavoratori in Ticino, ormai da anni, non pagano nemmeno 1 franco di imposte ai Comuni» e chiesto «di bloccare i ristorni, almeno per tutti i debiti campionesi verso il Ticino» e la quota delle imposte dei residenti in Svizzera non pagate «negli ultimi 10 anni».
Roberta Pantani, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, non vuole alimentare ulteriormente la polemica. «L’indennità per i residenti in Svizzera è un diritto che non è in discussione – dice l’esponente politico di Chiasso – La questione sollevata dal nostro partito riguarda invece anche tutti gli altri debiti che Campione d’Italia ha con la Città di Lugano ad esempio, per una serie di servizi erogati e mai pagati».
Paolo Annoni
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Casate, ghiaccio dalla prossima settimana. I lavori sono in ritardo, ma le società sportive possono già entrare
Nei giorni scorsi i dirigenti delle squadre avevano espresso preoccupazione sui tempi
Lavori quasi ultimati al Palazzetto del Ghiaccio di Casate. Il cantiere, che si sarebbe dovuto chiudere dagli intenti dell’assessore allo Sport, a fine agosto, è un po’ in ritardo, come abbiamo anticipato nei giorni scorsi. Quello che più conta, per le società sportive, è che potranno iniziare a utilizzare prestissimo la struttura con i loro centinaia di atleti.
Ieri mattina il sopralluogo, per verificare lo stato del cantiere, da parte dell’assessore allo Sport, Marco Galli, con il direttore di Csu Marco Benzoni e i dirigenti delle società sportive.
«La parte finale dei lavori – ha spiegato Marco Galli ai microfoni di Etv – verranno ultimati probabilmente a fine settembre. In realtà da metà settembre saremo in grado di riaprire i battenti alle società sportive. Possiamo già iniziare a fare il ghiaccio e la stagione degli atleti sarà così in linea con i tempo degli ultimi cinque anni», conclude Galli.
Una settimana fa erano state le associazioni sportive comasche a dirsi preoccupate sulla riapertura in tempi brevi del Palazzetto.Il sopralluogo di questa mattina sembra averli rassicurati, anche se il presidente dell’Asga, Ivan Lodi ha precisato ieri a Etv: «Quando vedremo il ghiaccio in pista saremo davvero tranquilli. Solo allora si potrà pensare che la stagione sportiva sia realmente iniziata».I lavori nel complesso porteranno alla separazione del pubblico con l’area dedicata agli sportivi.
Inoltre, con la creazione di alcune vie di fuga, necessarie per garantire l’agibilità completa dell’impianto, si potrà arrivare a ospitare in tribuna fino a 600 persone, contro i 99 posti attuali.Il direttore della Csu, Marco Benzoni, assicura che sarà tutto pronto per la prima gara casalinga dell’Hockey Como. La gloriosa società lariana il 22 settembre inizierà il campionato con la prima squadra nella Ihl, ma il debutto sulla pista di Alleghe, mentre il primo match a Casate sarà il 30 settembre. «La situazione ormai è in dirittura d’arrivo – ha spiegato Benzoni a Etv – stiamo ultimando alcuni dettagli». Nelle prossime ore è prevista l’imbiancatura degli spogliatoi. La prossima settimana il ghiaccio: per il giorno preciso molto dipenderà dalle temperature esterne.
Oggi iniziano i lavori alla piscina per il rifacimento delle vasche. Il cantiere, da programma, durerà 150 giorni. La riapertura dunque non avverrà prima del gennaio del prossimo anno.