Categoria: Cronaca

  • Fallimento del vecchio Calcio Como: sei patteggiamenti e due rinvii a giudizio

    Fallimento del vecchio Calcio Como: sei patteggiamenti e due rinvii a giudizio

    Sei patteggiamenti e due rinvii a giudizio con udienza fissata al prossimo 14 ottobre.È questa la decisione del giudice di Como, Carlo Cecchetti, al termine dell’ultima udienza preliminare (che si è tenuta ieri mattina) nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento del vecchio Calcio Como, quello che apparteneva all’allora presidente Pietro Porro.Gli accordi sulla pena che erano stati raggiunti tra le parti e la pubblica accusa – pm Pasquale Addesso – sono stati tutti ratificati dal giudice. Porro ha patteggiato 2 anni, il vicepresidente Flavio Foti 1 anno e 6 mesi, il consigliere Fabio Bruni 1 anno e 4 mesi, Stefano Roda, presidente della S3c che deteneva il 99% delle quote del Calcio Como, 1 anno e 8 mesi.Patteggiamento a un anno anche per Franco Pagani, sindaco unico della S3c. Negli ultimi giorni ai patteggiamenti si era aggiunto anche Guido Gieri, presidente della S3c nel periodo dal 28 novembre 2011 all’8 aprile 2013, che aveva raggiunto un accordo con il pm ad 1 anno e 2 mesi, con 5mila euro di risarcimento. Chi invece in tutti questi mesi non ha voluto seguire la strada del patteggiamento e nemmeno di riti alternativi sono i due commercialisti Giovanni Puntello e Fabrizio Milesi, che dunque ieri mattina hanno sfidato l’eventuale rinvio a giudizio.Decisione che è poi giunta con la fissazione della data dell’udienza dibattimentale per il mese di ottobre.L’articolo completo sul Corriere di Como in edicola oggi, venerdì 1° febbraio.

  • Il “caso Scibelli”, c’è un nuovo rinvio

    Il “caso Scibelli”, c’è un nuovo rinvio

    Nuovo rinvio – l’ennesimo – nella vicenda che riguarda Filippo Scibelli. La questione è legata al ricorso presentato dall’ex colonnello dei carabinieri che, ad inizio del 2018, nel giro di due settimane fu prima assunto come capo di gabinetto del Comune di Como e poi allontanato per motivi di incompatibilità.Palazzo Cernezzi ieri si è presentato in udienza con un nuovo avvocato, chiedendo dunque ulteriore tempo per valutare la proposta di conciliazione che era stata formulata dal giudice del lavoro e che rimane ancora sul banco in attesa di un semplice «sì» oppure «no». Il nuovo spostamento in avanti condurrà al 28 febbraio. Per quella data si spera possa arrivare la risposta del Comune di Como.

  • La baby gang di Como. La casa saccheggiata, il ragazzo lasciato senza scarpe. L’escalation partita  con una rapina

    La baby gang di Como. La casa saccheggiata, il ragazzo lasciato senza scarpe. L’escalation partita con una rapina

    L’elenco dei reati commessi è lunghissimo. Ma ha, come tutte le liste, un inizio. Siamo al primo giorno del mese di luglio del 2018, nel quartiere di Prestino.Un ragazzo viene avvicinato, circondato e rapinato del telefono cellulare.Un colpo di poco valore, nemmeno 70 euro, che è tuttavia il tassello iniziale di una «escalation criminale» che, come è stato detto ieri in Questura nella conferenza stampa congiunta tra Polizia (squadra Mobile e Volanti per gli interventi) e Carabinieri (Radiomobile, nucleo investigativo, compagnia di Cantù), a un certo punto ha spinto il magistrato competente di Milano ad unire i fascicoli – era novembre – e a dire «adesso basta». Sono nate così la richiesta al Gip e le successive misure restrittive che sono state eseguite ieri mattina.Un colpo importante alla baby gang del centro città di Como era però già stato inferto il 23 ottobre scorso quanto la polizia, intervenendo su un gruppo di ragazzi che stava aprendo dei box, ne arrestò tre in flagranza di reato. Non ragazzini qualsiasi ma, secondo la squadra Mobile, tre figure di riferimento del gruppo che da quel giorno accusò il colpo e iniziò a perdere vigore. In precedenza, dal 3 di ottobre al 23 dello stesso mese, avevano compiuto ben 11 razzie tutte documentate dalle attività di indagine. Una in più dell’altro periodo “caldo” di attività della baby gang, quello tra il 23 agosto e il primo settembre, con 10 assalti.E proprio il primo settembre si verificò uno degli episodi più noti e sconcertanti. Un componente della banda, facendo credere a una ragazzina di Como che non aveva un posto per dormire in quanto cacciato di casa, si fece consegnare le chiavi dell’abitazione.«Noi andiamo via per il fine settimana», disse la giovane in buona fede. «Puoi dormire da me».I genitori erano all’oscuro di tutto. Quando rientrarono nel proprio appartamento lo trovarono letteralmente saccheggiato, stravolto, umiliato.Il gruppo arrivò ad urinare sui letti della camera.Ogni cosa, ogni suppellettile fu distrutto.Nessun pentimento, visto che poco dopo alcuni elementi della banda si mostravano in foto, sui social, indossando gli indumenti appena rubati dall’appartamento della ragazza.Quello stesso giorno, non contenti, avvicinarono un ragazzo nei pressi della stazione ferroviaria di Como Lago. In cinque lo circondarono e lo rapinarono del marsupio.A un altro ragazzo andò anche peggio: il 18 agosto, sempre in centro storico, con modalità identiche, fu avvicinato e circondato da più ragazzi. Gli portarono via tutto: soldi, cellulare, pure le scarpe.Lo lasciarono così, scalzo e impaurito, ennesima vittima di una banda che ora ha smesso di infastidire i giovani del centro.

  • Lite e botte per una precedenza: va in cella. Un 47enne dovrà scontare 4 anni e 6 mesi

    Lite e botte per una precedenza: va in cella. Un 47enne dovrà scontare 4 anni e 6 mesi

    Al termine di un diverbio viabilistico, avvenuto ormai sette anni fa in via Pasquale Paoli, aveva aggredito una coppia di immigrati che si trovava su un’altra auto colpevole, a suo dire, di una manovra errata e di non aver rispettato la precedenza. Nell’auto, spaventata e minacciata dall’uomo e da un suo complice, c’era anche una bambina. Padre e madre finirono all’ospedale. Ora, per quei fatti, un 47enne italiano di Lomazzo dovrà trascorrere 4 anni e 6 mesi in carcere.Le accuse parlano di lesioni e danneggiamento, provocate sferrando pugni e non solo. L’ordine di carcerazione è arrivato dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Milano ed è stato eseguito dai carabinieri della stazione di Lomazzo che hanno individuato il condannato portandolo al Bassone.

    L’articolo completo sul Corriere di Como in edicola oggi, venerdì 1° febbraio

  • «A maggio riapriremo il lido di Villa Olmo». La rassicurazione dell’assessore Pettignano a comaschi e turisti

    «A maggio riapriremo il lido di Villa Olmo». La rassicurazione dell’assessore Pettignano a comaschi e turisti

    Sono i giorni della merla, per tradizione i più freddi dell’anno, ma è già tempo di pensare a lidi e piscine. Pensiero che dovrebbe trasformarsi in azione soprattutto per il Comune di Como, per non correre il rischio di lasciare a secco sia i comaschi che i turisti per un’altra estate.L’amministrazione comunale lo scorso anno non è riuscita a riaprire il lido di Villa Olmo per la stagione turistica. I motivi: burocrazia, importanti lavori di manutenzione e non da ultimo il divieto di balneazione nelle acque davanti al Lido. Gli stessi che potrebbero ripresentarsi anche quest’anno e riguardare non soltanto il lido di Villa Olmo ma purtroppo anche la struttura di viale Geno.A rassicurare l’opinione pubblica è l’assessore al Patrimonio Francesco Pettignano: «L’obiettivo è riaprire le piscine di Villa Olmo a maggio. Non possiamo rischiare un’altra estate senza lido a Como» spiega l’esponente della giunta di Palazzo Cernezzi. Il passaggio da completare prima della firma del contratto per l’affidamento dell’impianto agli ex gestori Giorgio Porta e Maurizio Locatelli, è calcolare a quanto ammonti la stima dei danni. Attualmente si conosce però soltanto una proiezione parziale, pari a 25mila euro.Passando al lido di viale Geno, l’assessore sintetizza alcuni dei criteri che saranno parte del bando, ancora in preparazione. «Dobbiamo assolutamente salvaguardare il solarium, inoltre mi piacerebbe vedere dei progetti che “svecchiassero” la struttura così da riqualificarla e renderla più attrattiva anche per il pubblico giovane – conclude Pettignano – La struttura ha un enorme potenziale, i futuri gestori dovranno valorizzarlo».

  • Ai domiciliari per motivi medici: la finanza lo sorprende al bar

    Ai domiciliari per motivi medici: la finanza lo sorprende al bar

    Gli era stata concessa la misura cautelare dei domiciliari. Una scelta dettata dalle esigenze manifestate dall’indagato di recarsi in strutture sanitarie della provincia di Como e di Sondrio per sottoporsi a cure mediche. In realtà, secondo quando verificato dagli uomini della guardia di finanza, le “visite mediche” comprendevano anche soste nei bar, nei ristoranti e passaggi dalla banca.

    Alla fine, il giudice delle indagini preliminari di Como, su richiesta del pubblico ministero titolare del fascicolo (a sua volta informato dalla guardia di finanza delle frequenti trasgressioni ai divieti e prescrizioni imposti) ha disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere, eseguita nelle scorse ore.

    La vicenda ruota attorno al paese di Porlezza e riguarda un imprenditore (residente in Svizzera) tratto in arresto dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como lo scorso novembre con l’accusa di turbata libertà degli incanti e tentata estorsione.

  • Albese, doccia gelata alla Manzardo. Quaranta dipendenti senza lavoro

    Albese, doccia gelata alla Manzardo. Quaranta dipendenti senza lavoro

    La società è fallita. Ieri presidio davanti ai cancelli dell’aziendaIl 20 ottobre non verrà dimenticato facilmente dai dipendenti della Manzardo spa di Albese con Cassano, azienda attiva nel settore idrotermosanitario con sede a Bolzano e 350 dipendenti in tutta Italia. Una quarantina quelli che fanno capo allo stabilimento in provincia di Como. La società è fallita, i libri contabili sono in tribunale e si conosce già il nome del curatore fallimentare. Tutto è accaduto all’insaputa dei dipendenti, regolarmente in ditta e ignari di quanto stava per succedere

    .Sono gli stessi lavoratori a ricordare lo shock subìto lo scorso 20 ottobre quando, intorno alle 17.50, sui loro computer è arrivata una mail. In tanti non l’hanno neanche letta perché impegnati. Nessuno, aprendola, si sarebbe infatti potuto immaginare di vedere sconvolta la propria vita in pochi secondi.«Il testo era glaciale e il messaggio di una semplicità disarmante. Dal giorno dopo eravamo tutti invitati a restare a casa, in ferie, fino al 31 ottobre – dice Antonio Di Vietri che insieme agli altri dipendenti ha protestato, ieri mattina, fuori dai cancelli della Manzardo di Albese con Cassano – Dopodiché, il mistero più totale. Buio fitto».In quel momento i lavoratori non sapevano ancora che nella medesima mattina del 20 ottobre Nicola Gasparoni, amministratore delegato della Manzardo spa, aveva già portato i documenti contabili in Tribunale.Nelle stesse ore, identica comunicazione è arrivata anche ai dipendenti della sede logistica di Mantova dove si teneva un’assemblea sindacale alla quale erano presenti anche alcuni dipendenti di Albese con Cassano. E così, via web e in pochi istanti, tutti i lavoratori del gruppo Manzardo spa hanno saputo dell’apertura dell’istanza di fallimento. Tutti a casa.Ora si attendono le prime decisioni del curatore fallimentare. Si punta, ovviamente, alla concessione della cassa integrazione straordinaria. Domani, intanto, scade il periodo di “ferie” e i dipendenti non sanno cosa fare. «È una vicenda incredibile. Qui da noi il lavoro andava bene. Prima dell’estate abbiamo riempito i magazzini. Dopo la pausa estiva abbiamo ricominciato a lavorare. I clienti erano contenti. E poi a un certo punto ci siamo accorti che i fornitori non venivano pagati – dice Cosimo Romeo, dipendente e membro della Rsu aziendale – Ci siamo insospettiti e abbiamo subito coinvolto i sindacati che sono però stati tenuti all’oscuro, fino al 20 ottobre quando abbiamo saputo l’incredibile verità».Il 23 dicembre del 2010, infatti, una mail spedita ai dipendenti dall’amministratore delegato parlava chiaro. «Con riferimento ai risultati economici di Manzardo spa, i primi 4 mesi dell’anno fiscale (per politiche del gruppo inglese Wolseley che ha rilevato l’azienda nel 1999, l’anno contabile non coincide con l’anno solare ma va da agosto a luglio) sono incoraggianti con una crescita delle vendite sullo stesso periodo del 2009 e un forte miglioramento del risultato economico (ciò che rimane dopo aver dedotto i costi aziendali)».Nel febbraio del 2011, intanto, è anche arrivato un nuovo azionista (la Hadleigh Partners) che ha acquistato il 100% delle azioni di Manzardo spa, ribadendo il buon momento. «La realtà, invece, è che ora siamo senza lavoro. Abbiamo tutti una famiglia e non sappiamo che cosa ne sarà di noi – dice Paolo Mazzon – È stato umiliante come ci è stato comunicato il tutto».Nel frattempo i dipendenti di Albese con Cassano si stanno mobilitando in prima persona per cercare di trovare un imprenditore locale e del settore «disponibile a rilevare, se possibile, l’attività – aggiunge Cosimo Romeo – Abbiamo avuto alcuni contatti promettenti. Stiamo inoltre raccogliendo le firme dei lavoratori per inviare una lettera al curatore fallimentare e far presente la nostra situazione».E se in provincia di Como il lavoro, in base alle testimonianze dei dipendenti, non faceva pensare neanche lontanamente a una situazione di difficoltà, sembra invece che la crisi sia in parte dovuta all’apertura a Mantova, ormai sei anni fa, di un mega-deposito, con 20mila metri quadrati di capannone. Un investimento eseguito, sembrerebbe, con un leasing che avrebbe generato pesanti perdite.A ciò si sarebbe aggiunto un calo nei ricavi dei 36 punti vendita dislocati in Italia. Sei nel nostro territorio, oltre alla sede di Albese con Cassano. Ora, comunque, spetterà al curatore fallimentare analizzare l’intera vicenda.«Non ci resta che protestare – dice Piero Beretta – Vogliamo chiarezza. Gli affari sono sempre andati bene». Ma non solo. «Avevamo i clienti fuori dalla porta. I fornitori erano contenti. Tutto procedeva senza intoppi – conclude Marco Benzoni – Abbiamo svuotato il magazzino in un mese, subito dopo le ferie estive. E poi la doccia gelata. C’è qualcosa che non quadra».

    Fabrizio Barabesi

  • Aperture straordinarie dei negozi per il ponte festivo in arrivo

    Aperture straordinarie dei negozi per il ponte festivo in arrivo

    Così come previsto dal calendario delle aperture straordinarie definito con le associazioni di categoria, domenica 30 ottobre a Como i negozi potranno essere aperti. E saranno presenti nel capoluogo lariano, nella stessa giornata ma dalle 7 alle 13, anche  le bancarelle del Mercato coperto di via Sirtori. Apertura

    al pubblico anche nella giornata di Ognissanti, martedì primo  novembre (i negozi e le bancarelle del mercato mercerie in via Battisti tutto il giorno, il mercato coperto solo dalle 7 alle 13). Per Halloween, il 31 ottobre, i titolari degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, compresi quelli situati in città murata, nonché i titolari degli esercizi di pubblico spettacolo e le sale pubbliche da gioco, potranno posticipare la chiusura fino alle ore 6 del giorno successivo, senza obbligo di comunicazione e in deroga a quanto previsto dall’ordinanza  sindacale sugli orari. La deroga è stata concessa dall’amministrazione a fronte delle richieste avanzate dalle associazioni dicategoria. Le altre due date dell’anno in cui sarà possibile derogare alle norme che regolano il commercio saranno solamente il 24 e il 31 dicembre prossimi.

  • Baby gang operava in centro a Como e in provincia: 17 ragazzi nei guai

    Baby gang operava in centro a Como e in provincia: 17 ragazzi nei guai

    Sono 17 i minorenni colpiti dalle misure cautelari emesse dal Tribunale competente di Milano. Notifiche che giungono al termine dell’operazione “Baby Gang” condotta dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri.

    Sarebbero i componenti della banda giovanile che da mesi operava in centro città e anche in provincia. I reati contestati sono furto, rapina, danneggiamento, ricettazione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

    Il loro obiettivo era la supremazia in città, soprattutto tra i coetanei. La banda si stava allargando sempre di più.Altri giovani e giovanissimi, attirati dal «prestigio sociale» che ne avrebbero guadagnato nell’affiancarsi alla baby gang, si stavano avvicinando al gruppo ampliando il numero dei componenti in modo preoccupante.

    La squadra Mobile e i carabinieri di Como, che da mesi indagavano sulla banda di ragazzini che infestava le vie del centro e non solo, coordinati dalla Procura dei minori di Milano, in queste ore sono passati al contrattacco.All’alba di questa mattina è così andato in scena un blitz che – a memoria – non ha precedenti nel capoluogo lariano. «Una città tranquilla, in cui non si pensava di poter assistere a una cosa del genere», è stato detto ieri in conferenza stampa.Diciassette ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni (appena compiuti), per la stragrande maggioranza italiani (sono solo cinque gli stranieri) sono stati raggiungi da una misura restrittiva in cui vengono contestati (a vario titolo) ben 38 reati tra furti, ricettazioni, rapine, danneggiamenti, estorsioni e altro. Il tutto in quelle che è stata definita come una «escalation criminale» partita in luglio e conclusa proprio in queste ore.Tra di loro c’erano anche dei 13enni, età che li rende non punibili dalla legge.Cinque ragazzi sono finiti in carcere, altri sette sono stati portati in una comunità, agli ultimi cinque è stata imposta la misura della permanenza nell’abitazione, una sorta di arresto domiciliare per chi non ha ancora 18 anni. In pratica potranno vedere solo i genitori e, anche per andare a scuola, dovranno chiedere l’autorizzazione al giudice tramite istanze dei rispettivi avvocati.Tutti i particolari dell’operazione, gli approfondimenti e i commenti sul fenomeno babygang nelle pagine del Corriere di Como in edicola giovedì 31 gennaio.

  • Bottone, Rapinese e Marzorati salgono sul podio

    Bottone, Rapinese e Marzorati salgono sul podio

    Due new entry e un ritorno tra i consiglieri più “indesiderati”Un ritorno e due new entry caratterizzano la quarta giornata del gioco lanciato dal “Corriere di Como” per chiedere ai comaschi quali consiglieri comunali non vorrebbero più vedere rieletti tra i banchi di Palazzo Cernezzi alle prossime elezioni amministrative, in programma nella primavera del 2012.Il verdetto dei comaschi, alle 18 di ieri – ma tutto può cambiare perché si vota on line fino alla mezzanotte di sabato 12 novembre – ha collocato sul gradino più elevato del podio degli “indesiderati” Luigi Bottone, che ha ottenuto il 25,2% dei voti espressi via Internet. Per il consigliere del gruppo misto si tratta della prima “nomination” ai vertici del sondaggio.Al secondo posto, invece, ritorna Alessandro Rapinese, che aveva conquistato la medesima posizione già nella prima giornata del gioco, per poi essere spodestato dalla terna Veronica Airoldi, Mario Pastore e Marco Butti, ora usciti di scena. Rapinese, anch’egli confluito nel gruppo misto, è stato indicato dal 13,7% dei votanti.Una new entry anche al terzo posto: si tratta di Roberta Marzorati, consigliere della lista Per Como, salita per la prima volta sul podio, sul gradino più basso, con il 10,7% dei voti.Rispetto alla prima giornata, quando la terna di indesiderati era composta dal presidente del consiglio comunale Mario Pastore (Fli), seguito da Rapinese e da Emanuele Lionetti (Forza Como), la situazione è dunque in continua evoluzione.Ricordiamo che chiunque lo desideri può prendere parte al gioco “Chi non vorresti vedere rieletto a Palazzo Cernezzi tra gli attuali consiglieri comunali?” che, come detto, si concluderà sabato 12 novembre. È possibile votare sia online, collegandosi al sito www.corrieredicomo.it e cliccando il link che apre la pagina del sondaggio, sia utilizzando il tagliando pubblicato in questa pagina e riproposto ogni giorno sul nostro quotidiano.I coupon possono essere consegnati in orario d’ufficio alla redazione del “Corriere di Como”, in via Sant’Abbondio 4, dove è stata preparata un’apposita urna. Sono validi solo i tagliandi originali, non le fotocopie. Su Internet, invece, è possibile votare una sola volta.I voti espressi attraverso i tagliandi verranno conteggiati solo al termine del sondaggio. I risultati di cui diamo conto giorno per giorno sono pertanto relativi ai soli voti espressi via Internet.