Categoria: News

  • Lavoro. Servono  più gelatieri e pizzaioli

    Lavoro. Servono più gelatieri e pizzaioli

    L’occupazione sul LarioLa crisi non sembra colpire alcune professioni dove, anzi, mancano le “vocazioni”

    Ieri la segnalazione della Confcommercio: mancano gelatieri e pasticcieri qualificati, oltre ai pizzaioli. «Il 13% delle assunzioni programmate nel 2103 – secondo uno studio presentato proprio in queste ore al salone internazionale del settore, il Sigep – non è stato effettuato per mancanza di personale. Si tratta di 600 posizioni qualificate rimaste vacanti».Solo pochi giorni fa era toccato a Unioncamere snocciolare dati: nel 2013, in Italia, le aziende che volevano assumere hanno

    avuto difficoltà a reperire il candidato ideale in 43mila casi. Tra le figure più ricercate, esperti software, analisti programmatori, operatori commerciali per l’estero ed educatori per disabili tra i laureati, disegnatori tecnici e assistenti sociosanitari tra i diplomati. Un numero solo leggermente in calo rispetto al 2012, quando la richiesta inevasa di personale era stata ancora più consistente.Posti vacanti, insomma, anche in un momento in cui il livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, ha raggiunto livelli allarmanti. Eppure, anche Como non fa eccezione. Tra le figure più difficili da reperire, addetti alle macchine a controllo numerico per l’industria, figure intermedie in grado di parlare più lingue nel turismo.

  • Passera: «C’è un’Italia preoccupata perché non vede la crescita»

    Passera: «C’è un’Italia preoccupata perché non vede la crescita»

    Corrado PasseraL’ex ministro presenta il suo nuovo partito. «Ci sono anche altri comaschi»

    Tappa comasca ieri per l’ex ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, fondatore di Italia Unica, una nuova formazione politica nata ufficialmente il 23 febbraio scorso.«Ho intrapreso un viaggio che mi porterà in tutta Italia, perché il nostro programma sarà il risultato dell’ascolto di tante persone», ha detto.Tre gli incontri programmati da Passera che a Como, naturalmente, giocava in casa. In mattinata, l’ex ministro del governo di Mario Monti ha visitato il parco

    scientifico tecnologico ComoNext, a Lomazzo, dove ha incontrato i responsabili di alcune delle start-up che si sono insediate nell’incubatore lariano. Cultura protagonista invece nel pomeriggio, con una visita al Teatro Sociale di Como seguita da un dibattito incentrato su formazione e sistema culturale in Italia. Per chiudere, serata all’Associazione Cometa per discutere di istruzione e scuole professionali.«Nel mio giro voglio incontrare l’Italia vera – ha detto Corrado Passera – raccogliere suggerimenti dai protagonisti dell’Italia che funziona, che resiste nonostante tutto, che riesce a farcela».«La città di Como ha grosse potenzialità – ha aggiunto l’ex ministro – è impresa, ma anche cultura e accoglienza e ho voluto incontrare tutte queste realtà».«L’innovazione di ComoNext è una bella esperienza che visito periodicamente – ha detto sempre Passera – così come lo storico Teatro Sociale del capoluogo è un bell’esempio anche sul fronte di nuove forme per la sostenibilità della cultura. Dobbiamo lavorare per non perdere l’eccellenza nell’industria, nella cultura e nella coesione sociale».Italia Unica si propone di diventare un nuovo punto di riferimento politico.«Il 23 febbraio scorso è nata una formazione politica, non c’è alcuna ambiguità su questo punto – ha ribadito ieri Passera – Siamo convinti che ci sia un grande spazio da riempire nel quadro politico italiano attuale. C’è un Italia molto preoccupata che non vede la crescita, la ripartenza e continua a non vedere risolti i problemi più urgenti».«Vogliamo radunare persone di tutte le provenienze – ha proseguito l’ex ministro – Partiamo dal territorio e vogliamo mettere assieme anime diverse, non solo di destra e non solo di sinistra. Quello che ci interessa è avere le proposte migliori per la competitività delle imprese, la crescita, la creazione di posti di lavoro».Il viaggio di Italia Unica, come spiegano i collaboratori di Passera, «è disegnato in parte su inviti ricevuti, in parte su proposte nostre di incontrare casi di italiani vincenti nel mondo, casi di italiani che resistono malgrado tutto, casi di italiani che sono in grande difficoltà. Sul sito www.italiaunica.it – dicono ancora gli organizzatori dell’iniziativa – il viaggio diventerà un racconto, arricchito anche dai contributi degli utenti. È un modo nuovo di viaggiare, tra la gente e nella rete, avendo chiaro che il primo obiettivo è raccogliere contributi e consensi per un grande progetto collettivo».Alla fine del viaggio nella Penisola, partirà una fase di consultazione su tutti i temi del programma di Italia Unica. Como, assicura il fondatore del nuovo movimento politico, sarà parte attiva del progetto.«I comaschi interessati e coinvolti nel progetto ci sono – ha detto ieri Corrado Passera – e al momento giusto verranno sicuramente fuori».

    Anna Campaniello

  • «Curava il tumore con i massaggi». L’accusa chiede 4 anni di pena

    «Curava il tumore con i massaggi». L’accusa chiede 4 anni di pena

    Una 55enne morì di cancro al seno

    Quattro anni di condanna e quasi 500mila euro di risarcimento del danno. Sono queste le richieste del pubblico ministero Massimo Astori e delle parti civili nel processo che vede come imputato il medico neurologo accusato di omicidio colposo per il decesso di una donna di 55 anni divorata da un tumore al seno. Male che se preso in tempo avrebbe in realtà potuto essere curato. La pubblica accusa ha invece sostenuto in

    aula che i rimedi utilizzati del medico furono «suggestivi» ma del tutto «inefficaci», come pomate e massaggi. Il professionista di 62 anni – difeso dall’avvocato Elisabetta Di Matteo – ha tuttavia sempre gridato la propria innocenza, sostenendo di aver seguito la paziente da un punto di vista esclusivamente mentale e neurologico, senza mai riuscire a convincerla a curarsi dal cancro in altro modo. Dopo un processo complicato e che ha vissuto momenti di grande tensione, sono ora arrivate le richieste della pubblica accusa con la condanna a quattro anni chiesta al giudice monocratico Valeria Costi. Ora toccherà alla difesa prendere la parola nell’udienza che è stata fissata per il 7 febbraio. Per quel giorno dovrebbe giungere anche la sentenza.

    M.Pv.

  • Le metamorfosi dell’eterna incompiuta

    Le metamorfosi dell’eterna incompiuta

    Sguardi al passatoTerragni vi sognò un edificio polivalente. I comaschi si sono venduti la fontanaTre erano le “meraviglie” di Como alla fine dell’Ottocento, secondo un detto (noto anche con alcune varianti) che è ricordato ancora oggi e ha anche dato il titolo a un volume di memorabilia larianeedito da Dominioni: «La rana, la funtana e i tett de la Besana» (ossia “la rana, la fontana e il décolleté della signora Besana», con riferimento a una prosperosa cittadina del centro storico piuttosto nota in città).La prima curiosità era la scultura della rana posta sullo stipite sinistro della porta del Duomo che dà sulla via Pretorio, venerata da molti cittadini e tramandata come simbolo del punto massimo di una delle più memorabili esondazioni del lago.La fontana è invece uno dei sintomi di un malato non immaginario ma reale, quell’eterna incompiuta tutta lariana che è piazza Cavour. Una memoria che ormai il tempo ha cancellato e sopravvive solo grazie alle documentazioni fotografiche e a tante cartoline. La fontana era posta al centro di piazza Cavour, e per inattività e polemiche sulle sue naiadi procaci, si pensò bene, nel 1891, di smantellarla e poi di venderla. Venne acquistata da un generoso italiano che la donò alla città di New York, dove la si può tuttora ammirare nel Bronx Park. Spesso vip e normali cittadini comaschi in visita nella Grande Mela si divertono a immortalarla nei loro album di foto ricordo.I comaschi però non riescono a liberarsi di una piazza metamorfica che è sempre stata la cartina al tornasole per definire la loro capacità di affrontare e risolvere i problemi.All’inizio fu porto e, nell’iconografia storica cittadina, quella raggiera di barche addormentate lungo la riva, che quasi richiama l’acconciatura di Lucia Mondella, evoca immediatamente alla memoria epoche in cui il territorio e il lago erano un tutt’uno sociale ed economico. E anche storie in cui la cornice, con le sue ville storiche e i personaggi che la abitavano, contribuirono non poco a creare il mito del lago. Come ha ricordato, ponendo una targa la trentasettesima edizione del festival “Autunno Musicale” di Como, Cosima Liszt, donna straordinaria, figlia naturale del grande musicista ungherese Franz Liszt e della contessa ginevrina Marie Sophie D’Agoult, che nacque a Como il 24 dicembre del 1837. Il nome le fu dato proprio in onore del Lario. La ricorda una lapide sulla facciata dell’ex albergo dell’Angelo in piazza Cavour, che allora si affacciava sul vecchio porto cittadino. Dopo avere sposato in prime nozze il direttore d’orchestra Hans von Bulow, Cosima si unì poi a Richard Wagner. Dopo la morte del maestro, avvenuta a Venezia nel 1883, la donna vigilerà per quasi 50 anni sulla conduzione del Festival di Bayreuth in onore del maestro.Ma torniamo con i piedi per terra e alla piazza con l’assetto che vediamo ora, vedova di lago: è frutto della progressiva modernizzazione che modificò il paesaggio cittadino in profondità: fu interrato il porto nel 1872, e a detta di molti, questo rimane tra gli interventi di riqualificazione urbanistica più significativi per la città. Compresi tutti gli interrogativi che ne vennero dopo. Ma l’enigma del porto, ritorna tanto che il famoso architetto Cino Zucchi. Il progettista lo ha pesantemente citato in quella che ha chiamato “la piazza d’acqua”, ovvero il tratto caratterizzante del piano urbanistico per la nuova piazza con cui ha vinto il concorso internazionale di idee voluto dalla Regione Lombardia per l’arredo urbano del rinnovato lungolago. «In qualche modo, volevamo riprendere l’immagine del vecchio porto», dichiarò dopo la vittoria il progettista. Quel concorso, durante la giunta di Stefano Bruni, fu uno degli ultimi canti del cigno per una piazza che è stata anche orto di guerra durante il fascismo e, prima e dopo il Ventennio, ha avuto anche tre le sue tante metamorfosi l’onere di ospitare un parcheggio di automobili. E grazie ai trasporti e ai commerci, va detto, la piazza ebbe i fasti maggiori – documentati tuttora dalla persistenza di locali storici come il bar “Monti” – nei due decenni a cavallo tra Otto e Novecento, come punto di attracco di elezione per i grandi battelli e punto di riferimento per le linee tranviarie che la allacciavano alla Funicolare entrata in funzione nel 1894, e con la stazione ferroviaria di San Giovanni. Sembra avveniristico, oggi, mentre si parla tanto di mobilità dolce.Ma dall’architettura, forse, possono venire guizzi d’ingegno per pensarla in modo diverso.Il genio del Razionalismo Giuseppe Terragni immaginò una piazza Cavour avveniristica con traffico in parte interrato e un edificio polivalente al centro, quando si trovò a ridiscutere il futuro del quartiere della Cortesella a metà degli anni Trenta, e molti in città tra cui Carlo Terragni – uno degli autori del primitivo progetto del nuovo lungolago – non fa mistero di sognare un ritorno a quell’utopia. Che non è l’unica però. Come ha di recente ricordato con una sua dirompente copertina il “Corriere di Como”, ospitò una scultura simbolica del designer Ico Parisi con un cubo di cemento che intrappolava un’Alfetta, grido d’allarme per una città assediata dalle auto e dal traffico caotico con relativo inquinamento per polmoni ed orecchie. E, sempre in vena di iperboli, Ico Parisi oltre ad ambientare una delle sue “utopie” urbane proprio in piazza Cavour, vi realizzò una contestatissima installazione nel 1994: era fatta di spazzatura opportunamente imballata – con il benestare dell’azienda locale che ne cura lo smaltimento. Con il senno di poi, visti i topi, gli va riconosciuto il ruolo di profeta.

    Lorenzo Morandotti

  • Lesioni per la circoncisione. Parlano il padre e il medico

    Lesioni per la circoncisione. Parlano il padre e il medico

    SONO ENTRAMBI A PROCESSO«La parte era infiammata. Chiesi al padre se c’era il consenso della madre e mi disse di sì. Così operai il bambino e feci la circoncisione». È questa la tesi del medico siriano di 62 anni residente a Cabiate (finito a processo con il padre del piccolo, un tunisino di 36 anni residente a Torino) per rispondere all’accusa di lesioni dolose gravi. Il piccolo, 6 anni, secondo la Procura fu operato per motivi religiosi e non per la fimosi che aveva creato la presunta infiammazione. «Io non sose il padre avesse intenti religiosi – ha proseguito il medico – ma io operai solo per risolvere il problema». Il dottore, nei confronti del quale l’ordine dei medici ha aperto un procedimento disciplinare, ha ammesso di sapere che la circoncisione può essere praticata solo in un ambiente sanitario protetto, cosa che non avvenne. Il padre del bimbo ha poi aggiunto che «la madre era d’accordo, e che cambiò idea solo in seguito alla loro separazione». Questa però avvenne ben prima dell’intervento.

  • «Noi siamo per il federalismo da sempre.Questa proposta non ha né capo né coda». Ecco perché la Lega ha detto “no”

    «Noi siamo per il federalismo da sempre.Questa proposta non ha né capo né coda». Ecco perché la Lega ha detto “no”

    (a.cam.) «Quando si parla di federalismo e autonomia naturalmente la Lega è sensibile e propositiva, ma la delibera votata dalla maggioranza di Cantù non ha né capo né coda. È un documento che non ha alcun fondamento e privo di qualsiasi numero e dato, anche sugli eventuali vantaggi che la città avrebbe da questo cambiamento».Nicola Molteni, deputato del Carroccio e consigliere d’opposizione a Cantù, non ha votato la proposta del sindaco Claudio Bizzozero su una mini regione a statuto

    speciale. «Il sindaco, che poco tempo fa dichiarava che le regioni andrebbero abolite, oggi ci propone una nuova mini regione, peraltro senza una logica territoriale – dice Molteni – Quale sarebbe il vantaggio per i canturini?».«Un progetto per la Lombardia a statuto speciale esiste già, è quello portato avanti dalla Regione e questa è la strada da percorrere – aggiunge il leghista – Ho proposto alla maggioranza di ritirare la sua strampalata delibera e di far partire da Cantù un sostegno forte alla proposta per la Lombardia a statuto speciale, ma alla fine il sindaco e i suoi hanno preferito andare avanti per la loro strada. Una strada che è però un vicolo cieco».Ieri, secondo il deputato lariano, Cantù ha perso un’occasione. «Abbiamo sprecato tempo e soldi – conclude Molteni – Il consiglio comunale dovrebbe occuparsi dei problemi reali dei cittadini, la sicurezza su tutti, e non di temi improbabili».

  • «Ostruite il passaggio»: se la prende con i pompieri

    «Ostruite il passaggio»: se la prende con i pompieri

    CantùTra gli interventi dei vigili del fuoco andati in scena nella serata tra mercoledì e giovedì, c’è anche quello in piazza Garibaldi a Cantù per il crollo parziale di una piccola parte di un tetto. Una operazione non complicata (avvenuta alle 22.20 di mercoledì, che ha però richiesto l’arrivo sul posto anche dei carabinieri.

    Un maghrebino ben noto alle forze dell’ordine ha iniziato a chiedere con insistenza ai vigili del fuoco di rimuovere il mezzo utilizzato per l’intervento in quanto ostruiva il passaggio. I pompieri prima hanno tentato di mediare, poi vista l’impossibilità di andare avanti hanno chiamato la vicina caserma dell’Arma per chiedere un’auto in appoggio. La telefonata tuttavia è stata udita anche dal maghrebino che si è dileguato.

  • «Presidente del Bologna? E’ complicato»

    Tra Lario ed EmiliaL’ex sindaco di Como Stefano Bruni fa parte della cordata che vorrebbe rilevare la società di calcio(e.c.) La “bomba” ferragostana, oltre a quella meteorologica che il 15 ha portato sul Lario grandine e pioggia, quest’anno viene da Bologna. Eppure parla comasco al 100%, visto che si tratta nientemeno che della possibilità che l’ex sindaco di Como Stefano Bruni, diventi presidente del Bologna Calcio, società che ha letteralmente fatto la storia pallonara d’Italia.Tutto nasce all’inizio dell’estate, quando una cordata di imprenditori in gran parte romani avrebbe unito le forze per acquistare il Bologna, retrocesso a fine maggio dalla serie A alla serie B. Già prima del 14 agosto scorso risulta che il presidente della società, Albino Guaraldi, e i suoi avvocati abbiano effettivamente avuto alcuni contatti con la cordata. Ma 72 ore fa è stato il portavoce degli imprenditori, Piero Montaquila, 63enne di origini casertane dal 1976 a Bologna, a indire una conferenza stampa ed entrare nei dettagli. Così si è appreso che proprio l’ex sindaco di Como Stefano Bruni, di professione commercialista, sarebbe uno dei principali referenti della cordata.

    Con la possibilità, addirittura, di diventare presidente del Bologna in caso di concretizzazione del passaggio di proprietà.«Un paio di mesi fa – ha detto Montaquila alla vigilia di Ferragosto – abbiamo incontrato l’avvocato Mattia Grassani, come richiesto dal presidente del Bologna, Albino Guaraldi. In quell’occasione erano presenti 3 rappresentanti della cordata». Poi Montaquila ha affermato che la cordata avrebbe immediatamente disponibili in banca fondi per oltre 15 milioni di euro per rilevare la società, citando espressamente Stefano Bruni come possibile presidente. Il quale, addirittura, il 6 luglio scorso avrebbe aperto il conto nell’istituto di credito bolognese dove sarebbero depositati i 15 milioni. «E il 25 agosto prossimo – ha concluso Montaquila – quando il presidente Guaraldi tornerà dalle ferie, ci incontreremo ancora».E Bruni cosa dice? Lo stretto necessario per non smentire, pur sottolineando come nulla vi sia di definito. Anzi. «È un’operazione molto complicata. Non mi pare che ci siano le condizioni per una conclusione positiva. Ci vorrà ancora una decina di giorni per sapere come finirà». Per questioni di riservatezza della trattativa, l’ex sindaco non ha potuto aggiungere altro. E il giallo bolognese continua.

  • L’intervista ad Azouz: «Sia chiaro, non voglio dire che Olindo e Rosa siano innocenti»

    L’intervista ad Azouz: «Sia chiaro, non voglio dire che Olindo e Rosa siano innocenti»

    «Sto solo aiutando gli avvocati dei coniugi a far riaprire il processo»(a.cam.) «Le indagini non sono state fatte bene. Per questo ho ancora molti dubbi. Non sto accusando nessuno né dicendo che Rosa e Olindo sono innocenti. Sia chiaro. Sto solo aiutando gli avvocati dei coniugi Romano a far riaprire il processo, in modo che le indagini siano fatte come devono essere fatte. Tutte le persone coinvolte devono essere trattate allo stesso modo. Come siamo stati trattati io e la mia famiglia». Un esempio. «I miei genitori a Zaghouan sono stati intercettati, i Castagna

    no – dice il tunisino – Io ero in Tunisia e il mio furgone è stato comunque analizzato. I Castagna sono in Italia e la macchina di mia suocera è stata regalata alla chiesa senza che fosse fatta alcuna verifica. La giustizia deve essere uguale per tutti. La disparità di trattamento mi fa arrabbiare».Azouz Marzouk lo ripete ormai da anni. Alla fine del processo di primo grado, dopo la condanna dei coniugi Romano, ha detto con convinzione che giustizia era stata fatta. Poi, ha cambiato versione. «Il mio più grande rimpianto è di non aver detto quello che davvero pensavo il giorno della sentenza di primo grado – dice oggi – Sono stato zittito e rimpiango di non aver parlato, di non aver detto la verità. Senza volerlo fare ho aiutato i magistrati a concludere il processo. Non ho fatto a modo mio e di questo sono pentito».Destinatario di un provvedimento di espulsione, il tunisino non può tornare in Italia. Ma giura che non sia un problema. «Non mi interessa tornare in Italia – dice – Sto vivendo nel mio Paese. Sto andando benissimo in quello che sto facendo. Tornerei solo per le vacanze o per andare a trovare i miei nuovi familiari. Non posso dire di essere stato deluso dall’Italia. Sono esperienze della vita. Quello che mi ha deluso è la giustizia italiana, non il Paese».Azouz Marzouk vorrebbe un confronto con il suo ex suocero, Carlo Castagna. «Non è possibile che lui abbia perdonato poche ore dopo chi aveva sterminato la sua famiglia – dice – Neppure papa Giovanni, che io ammiro potrebbe avere questa grandissima fede. Vorrei fare un dibattito televisivo diretto, un faccia a faccia con Castagna. Ha convinto tutta l’Italia ma non me. Io lo conosco di persona».«Non sto facendo uno show – dice ancora Azouz Marzouk – Mi hanno descritto come una persona che vuole fare spettacolo. Non è affatto vero. Sto solo facendo una battaglia per far uscire la verità. Questo è il punto. Faccio tutto quello che posso senza risparmiarmi niente per far uscire finalmente la verità. Soprattutto, sto utilizzando gli atti ufficiali per portare alla luce le tante contraddizioni e dimostrare che ci sono ancora tantissimi elementi da chiarire».Sette anni fa, Azouz ha perso in una sera la moglie e il figlioletto. «Non li scorderò mai – dice – Sono mia moglie e mio figlio, mia suocera e la mia vicina di casa. Li ricordo tutti. Sono state ammazzate quattro persone ed è giusto ricordare tutti. Da Dio ho trovato la forza di ricominciare. Non smetterò mai di ringraziare Dio per un dono che mi ha dato che si chiama pazienza».

  • Luciano Binda guiderà UniCredit sul Lario

    Luciano Binda guiderà UniCredit sul Lario

    NUOVO MANAGER COMMERCIALEAnche a Como, Lecco e Sondrio è tempo di riorganizzazione per l’istituto bancario UniCredit. Luciano Binda è stato nominato direttore dell’Area Commerciale che guiderà le attività per l’area Lombardia Nord, articolata in 8 distretti per famiglie e piccole imprese (29 sportelli) e 2 per medie e grandi imprese.