Categoria: Cronaca

  • Dopo le zanzare è in arrivo la temibile “vespa Velutina”

    Dopo le zanzare è in arrivo la temibile “vespa Velutina”

    È aggressiva, punge e sta arrivando anche nel territorio comasco.È la famigerata vespa velutina, o calabrone asiatico, che ormai da mesi sta proliferando nel Nord Italia e non solo.La sua diffusione, cominciata nel 2012 in Liguria, è ormai prossima anche alla provincia di Como. Dopo aver dilagato in Liguria, Veneto e Piemonte, è da poco arrivata nel Sud della Lombardia e ormai entro breve «è certa e inevitabile la sua comparsa anche nel Comasco», spiega l’entomologo Mario Colombo, docente alla facoltà di Agraria della Statale di Milano, che proprio ieri era impegnato in un’operazione di monitoraggio sulla presenza della vespa velutina. Alcuni casi di presunte punture di vespa velutina sono stati segnalati in città ma dal sistema di monitoraggio ufficiale, attivo in diverse zone di confine e nelle regioni del Nord, ancora non ci sono conferme ufficiali sulla sua attuale presenza in questi giorni in riva al Lago di Como.«Si tratta di una vespa molto aggressiva. Innanzitutto rappresenta una seria minaccia per tutto il settore dell’apicoltura italiana. Si tratta di un predatore la cui dieta è costituita in gran parte da api che caccia in prossimità degli alveari che poi distrugge – precisa sempre l’entomologo Colombo – E inoltre è molto aggressiva verso tutti gli animali a sangue caldo, uomo compreso. Da qui la necessità, pur senza creare alcun allarmismo, di prestare attenzione». Vista la sua pericolosità anche per l’ecosistema è «necessario individuare e distruggere i nidi. Questo per limitarne la diffusione e preservare anche un comparto importante come quello dell’apicoltura», spiega Colombo. Per ricostruire la storia di questo insetto va detto che la vespa velutina, dalle zone di origine (Cina, India, Indocina e Indonesia), è stata per caso introdotta in Corea del Sud nel 2003 e in Francia nel 2005 nei pressi di Bordeaux, all’interno di un carico di vasi per bonsai di origine cinese. Dalla Francia, la diffusione è passata in altri Paesi europei quali Belgio, Spagna, Portogallo e infine, nel 2012, in Italia, con il ritrovamento del primo esemplare a Loano (Savona). La rapidità di espansione è probabilmente dovuta al trasporto passivo delle regine che, d’inverno, tendono a rifugiarsi in materiali di vario tipo per trascorrere il periodo freddo.E l’allarme è noto alla Coldiretti di Como.«Monitoriamo attentamente la situazione in corso. Il rischio che possa trovare diffusione è infatti concreto e per questo bisogna vigilare costantemente. Inoltre, come se non bastasse, nel 2017 la stagione per il settore dell’apicoltura non è stata brillante», dice il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi.A sinistra, un nido. A destra, la vespa velutina. La sua diffusione in Italia, cominciata nel 2012 in Liguria, è ormai prossima anche alla provincia di Como. Dopo aver dilagato in Liguria, Veneto e Piemonte, è da poco arrivata nel Sud della Lombardia. Temuta anche a ComoSopra un esemplare di vespa velutina o calabrone asiatico. Le zone di origine sono Cina meridionale, India, Indocina e Indonesia. È stata accidentalmente introdotta in Corea del Sud nel 2003 e in Francia nel 2005 nei dintorni di Bordeaux

  • Doppia espulsione dall’Italia. Allontanati giovani albanesi

    Doppia espulsione dall’Italia. Allontanati giovani albanesi

    Si è presentato in Questura per mettersi in regola con i documenti. Non sapeva che sul suo capo pendeva una espulsione dall’Italia datata 2015. Così un 38enne albanese, con diversi precedenti, è stato preso direttamente in consegna dagli agenti e consegnato ai colleghi per il rimpatrio. Il fatto non è stato l’unico. Un episodio simile ha avuto come protagonista un altro albanese, 25 anni, individuato dai carabinieri della stazione di Cermenate e dai colleghi di Appiano Gentile. In questo caso non è stato l’uomo a “consegnarsi”, bensì i militari l’hanno scoperto nel corso di un controllo in un hotel. Il giovane è stato denunciato per il reato di inottemperanza all’ordine del questore di uscire dal territorio dell’Italia emesso il 9 settembre 2016. I carabinieri hanno contattato la Questura per dare corso all’iter di espulsione che è stato così eseguito.

  • Dramma sul sentiero del rifugio Martina. Caduta fatale in una scarpata per un 27enne

    Dramma sul sentiero del rifugio Martina. Caduta fatale in una scarpata per un 27enne

    Una tragica fatalità. Un passo falso e una caduta nella scarpata lungo un sentiero sui monti di Lezzeno, accessibile a chiunque. Una passeggiata piacevole, durante un’allegra giornata in compagnia che si è trasformata in dramma per Riccardo Rovelli, 27 anni, morto nella tarda serata di domenica all’ospedale Niguarda di Milano, dove era stato trasportato poche ore prima in condizioni disperate.Riccardo, residente a Inverigo, organizzatore di eventi e viaggi per una società specializzata, aveva deciso di trascorre la domenica con un gruppo di amici. La comitiva aveva raggiunto il rifugio Martina, nella zona del Monte San Primo, dove aveva trascorso una giornata in compagnia approfittando del clima ancora estivo. Sulla via del ritorno il terribile incidente. Camminando lungo il sentiero, il 27enne avrebbe perso l’equilibrio cadendo nella scarpata accanto alla passeggiata. Scivolando, il giovane avrebbe battuto la testa su sassi e pietre, con conseguenze gravissime. Gli amici, increduli e sotto shock, si sono subito resi conto della gravità della situazione a hanno allertato il 112. Sui monti nel comune di Lezzeno, oltre al soccorso alpino è stato inviato l’elicottero del 118, che ha trasportato d’urgenza il ragazzo all’ospedale Niguarda, dove è arrivato in condizioni molto critiche. Sottoposto a un delicato intervento chirurgico alla testa e ricoverato in terapia intensiva, Riccardo purtroppo non ce l’ha fatta. La drammatica notizia è circolata rapidamente a Inverigo, dove la famiglia del 27enne è molto conosciuta. I genitori gestivano un negozio di alimentari nella frazione Santa Maria e sono molto attivi in paese. Sconcertati anche i tanti amici del giovane, a partire da quelli che erano con lui ieri e hanno assistito impotenti alla tragedia.

  • Droga pagata in Bitcoin: in quattro dal giudice. La finanza aveva recuperato 400 chili di stupefacente

    Droga pagata in Bitcoin: in quattro dal giudice. La finanza aveva recuperato 400 chili di stupefacente

    Un patteggiamento intorno ai quattro anni, che dovrà essere ratificato tra una settimana, e tre posizioni ancora da definire. Si è tenuta la prima udienza preliminare successiva al maxi sequestro di droga – quasi quattrocento chili tra hashish e marijuana – avvenuto nel gennaio del 2018. Quattro le persone finite nei guai nell’ambito dell’operazione denominata “Nobilitas”, coordinata dalla Procura di Como (pm Mariano Fadda) e dalla guardia di finanza di Ponte Chiasso, indagine che aveva smantellato un imponente traffico internazionale di stupefacenti. Un fiume di droga che partiva dalla Spagna e che raggiungeva il Nord Italia, stoccata in un magazzino di Castronno e dopo ripartita tra Milano, Como, Varese e via via scendendo fino all’Emilia Romagna, a Bologna.Nel corso delle indagini era anche emersa l’intenzione degli indagati di attivare un sistema di pagamento della droga che prevedeva l’utilizzo della moneta virtuale Bitcoin, allo scopo di sfruttarne le caratteristiche in termini di anonimato e non tracciabilità.L’epilogo dell’operazione andò in scena a Mozzate, dove fu fermato un camion in arrivo dalla Spagna e con a bordo un autista iberico di 44 anni (che ora avrebbe deciso di patteggiare). Nel mezzo pesante gli uomini della finanza recuperarono 106 chili di marijuana. Gli uomini delle fiamme gialle erano risaliti anche al magazzino dove il camion aveva fatto l’ultimo scalo, localizzato a Castronno. I militari si precipitarono in zona sorprendendo tre italiani intenti a suddividere lo stupefacente. Furono recuperati altri chili di droga: 50 sacchi contenevano 172 chili di marijuana, mentre su un furgone e su un fuoristrada ne erano stati stipati altri 63 chili. Infine furono perquisite le abitazioni dove spuntarono quasi trenta chili di droga. La droga al dettaglio avrebbe fruttato 4 milioni di euro.

  • Droga, un arresto nel Luganese

    Droga, un arresto nel Luganese

    Un 33enne albanese è stato arrestato a Viganello, in Canton Ticino, da agenti della polizia cantonale e della polizia della Città di Lugano. Nel suo appartamento sono stati trovati circa 150 grammi di eroina. L’uomo è sospettato di avere spacciato droga a consumatori locali negli scorsi mesi.

  • Due fratelli, un unico destino: accoltellati, seppelliti e ritrovati dopo tanti anni

    Due fratelli, un unico destino: accoltellati, seppelliti e ritrovati dopo tanti anni

    Antonio Deiana era in una buca profonda un metro e mezzo. Vi era stato seppellito, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella notte stessa del delitto, quella tra il 20 e il 21 luglio del 2012. Il fratello, Salvatore, tre anni prima aveva fatto la stessa fine. Anche lui ucciso a coltellate nel retro di una pizzeria di Vertemate con Minoprio, anche lui poi seppellito in una buca, scavata nel bosco di Oltrona San Mamette. A ucciderlo furono balordi con cui aveva avuto dei problemi in passato e con cui per caso si ritrovò fuori da un locale notturno. Mangiarono una pizza insieme, poi l’omicidio. Fu ritrovato sei anni dopo, proprio come il fratello Antonio che mai aveva smesso di cercarlo, immaginando che avesse fatto una brutta fine. Un destino drammatico che ha unito, nella morte, i due Deiana. Ora, dopo anni di mistero, i parenti avranno entrambe le tombe su cui piangere.

    «Sappiamo tutto. Non farci perdere tempo. Dicci dove l’hai sepolto».È la mattina di giovedì. Gli agenti di polizia si presentano in un caseggiato di Cinisello Balsamo, in via Lanfranco della Pila al civico numero 12. Cercano Luca Sanfilippo, 47 anni, che in quella casa, al secondo piano, vive con l’anziana madre e con un fratello. In mano hanno le carte che lo accusano dell’omicidio di Antonio Deiana, 36 anni, di Villa Guardia. Il giovane che uscì di casa un mezzogiorno del 20 luglio 2012 per non farvi più ritorno.Di lui si erano perse le tracce, ma non la speranza degli inquirenti di ritrovarlo. Un lavoro che è proseguito negli anni, passando anche dal ritrovamento del fratello Salvatore, pure lui scomparso (prima di Antonio) e trovato seppellito in un bosco di Oltrona San Mamette. Ma questa era un’altra storia.Eppure, di elementi in mano gli agenti ne avevano. Non a sufficienza per chiudere il cerchio anche sulla scomparsa di Antonio. Almeno fino al 10 giugno scorso, quando un uomo, oggi indagato per favoreggiamento, si presenta al Commissariato di polizia di Greco Turro. «Ho una cosa da dirvi, che risale a sei anni fa». È il dato finale.L’uomo, 50 anni, aiutò il presunto omicida a far sparire i vestiti indossati da Deiana e il coltello usato per ucciderlo. Li bruciò. Sapeva che erano gli abiti di un defunto, di un giovane allora 36enne ucciso in uno scantinato di un palazzo.L’indagine mai interrotta della squadra Mobile di Como, con l’aiuto di quella di Milano e degli uomini del commissariato, aveva ora l’anello mancante.Il resto è storia di questi giorni. «Dicci dove si trova», hanno intimato gli agenti giovedì mattina al sospettato. L’uomo li ha condotti in un seminterrato del condominio, uno spazio che era di sua unica pertinenza. In mezzo ad una montagna di oggetti e cianfrusaglie, in fondo, c’è un locale sgombro e disadorno e, dietro, un anfratto. «In questo spazio l’ho ucciso – avrebbe confessato il 47enne – e il corpo è lì sotto». Le operazioni di scavo, con l’utilizzo del martello pneumatico per spaccare la gettata di cemento fatta solo sei mesi fa (dopo che il locale era stato pignorato), sono iniziate subito e si sono concluse alle 23 di venerdì sera. Il corpo è stato interamente recuperato.Ora verrà estratto il Dna per poi compararlo a quello dei parenti della vittima per avere la definitiva conferma di quanto ricostruito con le indagini. Per la risposta servirà del tempo.Intanto, il fermato è stato condotto in carcere a Monza. Il suo nome è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura brianzola con le ipotesi di reato di omicidio e soppressione di cadavere.L’uomo avrebbe già confessato le proprie responsabilità. Sei anni di indagini e lavoro, passati da periodi di sconforto per i riscontri che non arrivavano ad altri di rinnovata fiducia per nuovi elementi che andavano ad aggiungersi a quanto già si conosceva.Ora è tutto sul tavolo del pm di Monza che ha affidato lo scheletro alla dottoressa del Labanof di Milano per avere le ultime decisive risposte prima di poter scrivere, una volta per tutte, “il caso è chiuso”.

  • Due piante di marijuana in casa, 69enne di Lipomo denunciato dai carabinieri

    Due piante di marijuana in casa, 69enne di Lipomo denunciato dai carabinieri

    Coltivava in casa due piante di marijuana – una alta mezzo metro, l’altra 85 centimetri – ma carabinieri della stazione di Albate l’hanno scoperto è così l’uomo, un 69enne residente a Lipomo, è stato denunciato a piede libero per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

    Nell’ambito di un controllo finalizzato alla prevenzione e alla repressione dello spaccio di droga, i militari hanno perquisito l’abitazione del 69enne trovando non soltanto le due piante di marijuana, che erano coltivate in una serra indoor realizzata artigianalmente, ma anche 25 grammi di hashish e 42 grammi di marijuana, occultati all’interno di barattoli, oltre a un bilancino di precisione e ad altro materiale utilizzato per il confezionamento delle dosi di stupefacente. Il tutto è stato posto sotto sequestro.

  • Due ragazzine violentate dal branco a Menaggio

    Due ragazzine violentate dal branco a Menaggio

    Shock sul Lago di Como. Fermati dai carabinieri tre degli aggressori, si cercano anche altri complici. Rischio di fuga secondo la Procura di Como per alcuni dei componenti dello stupro di gruppo.

    Violentate dal branco, da un gruppo di almeno quattro uomini, tre dei quali già identificati e fermati dai carabinieri di Menaggio. Le vittime sono due ragazzine, minorenni e c’è il massimo riserbo sulle indagini, tuttora in corso.

    Lo stupro è avvenuto nella zona di Menaggio, sul Lago di Como nei primi giorni d’agosto, ma al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli dagli inquirenti sulla brutale violenza.

    Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Menaggio, competenti per territorialità.

    Proprio i militari dell’Arma avrebbero raccolto la drammatica denuncia delle vittime. Si tratta di due giovanissime. Per la tutela delle minori stesse non è stato reso noto se si tratta di residenti nella zona o turiste in vacanza sul Lago di Como.

    Gli inquirenti hanno subito avviato gli accertamenti, mettendo in campo una vera e propria task-force. Nelle scorse ore sono state così fermate tre persone. Si tratta di tre adulti, sono tutti accusati di violenza sessuale di gruppo in concorso.

    Altri uomini sono ricercati per lo stesso reato.L’inchiesta ha subito un’accelerazione nelle ultime ore perché secondo la Procura di Como, che coordina l’inchiesta con il procuratore capo Nicola Piacente, esiste un concreto pericolo di fuga dei presunti responsabili della violenza sessuale.

    I tre fermati sono stati trasferiti in carcere al Bassone in attesa della convalida, mentre l’attività prosegue per bloccare gli altri presunti responsabili dello stupro di gruppo. Non sono trapelate altre informazioni sul luogo in cui è avvenuta la violenza.

  • È già bufera sulle manifestazioni natalizie. Rapinese invoca massima trasparenza

    È già bufera sulle manifestazioni natalizie. Rapinese invoca massima trasparenza

    «A gennaio voglio vedere ogni conto della manifestazione. Fattura per fattura. Incassi e spese. È una questione di trasparenza».Il consigliere comunale Alessandro Rapinese parte all’attacco. È già bufera sul bando degli eventi di Natale a Como: bando che ha visto una sola offerta per l’organizzazione dell’intrattenimento di dicembre per il 2018 e il 2019. Da oltre vent’anni gli eventi di Natale sono organizzati dal Consorzio Como Turistica. Come già accaduto in passato, su un’organizzazione significativa dal punto di vista economico e finanziario, Palazzo Cernezzi non si trova nella possibilità di scegliere tra un ventaglio di concorrenti.

    «Il concetto è molto semplice – attacca Rapinese – se a un bando partecipa un solo soggetto, quel bando – di certo escludo vi sia malafede – è fatto male. Quindi, ad esempio, perché non spacchettarlo? Intrattenimento, cultura, illuminazione, commercio. Dividere i settori degli eventi natalizi per aumentare la concorrenza. Ma l’aspetto che più mi sta a cuore – continua il capogruppo della lista Rapinese Sindaco – è l’attuazione di una nostra mozione, approvata da tutte le forze consiliari, che impegna il Comune a garantire due aspetti. Primo: la massima considerazione delle esigenze dei diversamente abili. Secondo: che il vincitore della selezione pubblica renda conto in modo analitico di entrate e uscite, spesa per spesa, fattura per fattura».

    «E se l’organizzazione dovesse generare utili, come da accordi, insieme con il Comune deciderebbe a chi donarli. Questo è lo scopo degli eventi natalizi», conclude.Anche Fabio Aleotti, consigliere del Movimento 5 Stelle, crede che il bando sia da rivedere. «La gara nasceva per evitare situazioni di monopolio nella gestione degli eventi di Natale, per dare garanzia di pluralità – dice – evidentemente qualcosa non ha funzionato, forse nella comunicazione. Mi auguro almeno – conclude – che il territorio comasco e i relativi prodotti trovino giusto spazio tra le bancarelle e le iniziative proposte».

    Il Natale comasco, quest’anno, rischia dunque di essere avvolto da una bufera. Non di neve, ma di polemiche. L’unica offerta arrivata, intanto, non è stata ancora esaminata. La commissione interna di Palazzo Cernezzi, composta da un dirigente e due funzionari, è convocata per venerdì 7 settembre. Va ricordato che il bando di quest’anno è per la prima volta biennale. Il Comune di Como eroga un contributo economico di 12mila euro agli organizzatori a parziale copertura delle spese. Non sono previsti sconti su occupazione del suolo pubblico, elettricità o altri servizi. Anche perché Palazzo Cernezzi stima che il valore della manifestazione sia di 400mila euro all’anno, per ciascuna edizione, quindi 800mila euro più Iva. Gli organizzatori, oltre a recuperare di gran lunga i costi dalle attività commerciali che vengono ospitate nei mercatini e dai giostrai che installano le attrazioni, possono recuperare denaro anche da sponsorizzazioni pubbliche e private. Un tema questo che è diventato notoriamente spinoso per Palazzo Cernezzi, dopo il caso del monumento “Life Electric” di Daniel Libeskind. Nel bando viene precisato che l’amministrazione comunale dovrà vigilare «affinché le sponsorizzazioni private non rechino pregiudizio o danno all’immagine dell’Ente». È stato inoltre introdotto l’obbligo di tracciabilità finanziaria di tutte le operazioni tra gli organizzatori e tutti i subcontraenti.

    L’altro nodo riguarda la questione viabilistica. Nei weekend delle manifestazioni natalizie, chi vive in convalle deve pagare dazio con tutte le strade congestionate da chi vuole partecipare alle manifestazioni. Nel bando è previsto soltanto un impegno a una «massiva attività di comunicazione multicanale che illustri le opportunità di accesso e parcheggio in città e promuova l’utilizzo di mezzi alternativi all’automobile, favorendo forme di mobilità a basso impatto».Sarà sufficiente? L’assessore al Commercio, Marco Butti vuole mettere in luce gli aspetti positivi del bando. «Le proposte verranno valutate nel dettaglio dalla commissione – dice l’assessore – Intanto, per la prima volta nella storia recente del Comune, abbiamo dato la possibilità di programmare gli eventi a medio termine, su due anni».

  • «È lui il ladro»: cittadino fa arrestare 18enne accusato dei furti alla fiera

    «È lui il ladro»: cittadino fa arrestare 18enne accusato dei furti alla fiera

    I carabinieri di Como, grazie alla collaborazione della polizia locale e soprattutto di un cittadino, hanno identificato e denunciato anche il secondo straniero protagonista dei furti di cellulare domenica mattina tra gli stand della fiera di Sant’Abbondio. Si tratterebbe di un 18enne palestinese.

    Il complice era già stato arrestato in flagranza di reato ed era finito a processo per direttissima dove aveva chiesto i termini a difesa. La svolta è avvenuta nelle ultime ore quando un cittadino, che aveva visto la scena a Sant’Abbondio (compresa la fuga del 18enne) l’ha poi rivisto in piazza Matteotti e, dopo averlo riconosciuto, ha allertato la polizia locale che a sua volta ha avvisato i carabinieri che già avevano operato tra gli stand della fiera. Giunti sul posto i militari della stazione di Como hanno riconosciuto il giovane e l’hanno denunciato a piede libero.