Sono trascorsi dieci anni daLa solitudine dei numeri primi, romanzo con cuiPaolo Giordanoesordì a 26 anni, il più giovane scrittore a vincere ilPremio Strega. L’intreccio delle esistenze narrate in quella storia di formazione è divenuto emblematico di un momento storico, di un’Italia ancora un poco nel Novecento e già proiettata nei Duemila: infanzia, adolescenza, vita adulta dei protagonisti raccontate come si narra l’inesorabilità di una complessa reazione chimica da uno scrittore che è anche un fisico teorico.
A dieci anni esatti eccoDivorare il cielo, il quarto romanzo di Paolo Giordano che, come lo stesso autore dichiara nel presentarlo, pur ricoprendo lo stesso arco temporale diLa solitudine dei numeri primi, «è una specie di congedo da quell’età».
La solitudine dei numeri primiera un libro «intriso di giovinezza scritto da qualcuno che era ancora con tutti e due i piedi nella giovinezza,Divorare il cieloha lo sguardo non su quegli anni ma sul ricordo della propria giovinezza, sugli strascichi molto lunghi che può avere anche quando uno è ormai adulto a tutti gli effetti».
Il nuovo romanzo – che Paolo Giordano presentadomenica 17 giugno, alle21, allaLibreria Ubikdi piazza San Fedele 32 a Como – è ambientato nella campagna pugliese tra campi, muri a secco e masserie, il mare richiamo potente.
Teresa ha 14 anni, è di Torino e trascorre le estati nella masseria della nonna. Una notte, dalla finestra, vede tuffarsi furtivamente nella sua piscina tre ragazzi, Tommaso, Bern e Nicola, “fratelli” ma non di sangue. Li conoscerà, ne diverrà amica, per i successivi vent’anni la sua vita si intreccerà con la loro. La masseria in cui vivono, confinante con quella di Teresa, è una specie di comune; Tommaso, Bern e Nicola non vanno a scuola e il loro “padre”, Cesare, figura misteriosa e carismatica, li educa alla preghiera, alla devozione nei confronti della Natura. A poco a poco, Teresa viene risucchiata nelle arcaiche dinamiche di quella anomala famiglia allargata. Bern, di cui si innamorerà ricambiata, è il magnete che attira tutti gli altri, spingendoli sempre oltre il limite. Centrale nel romanzo è il luogo, la masseria immersa tra gli ulivi che si trasforma al mutare degli ideali e della vita dei protagonisti. Divenuti adulti nella fede assoluta in un’agricoltura rispettosa, stravolgeranno i destini di tanti.
«I protagonisti del romanzo – dice ancora Giordano – è come se fossero degli sradicati che disperatamente cercano di piantare le loro radici corte e di farle crescere».