Categoria: Notizie locali

  • L’Acus: «Garantire la sicurezza stradale è un dovere, non una concessione»

    «I cittadini hanno il diritto di essere garantiti. La manutenzione e il buono stato delle strade non possono essere una concessione. Lo dice il Codice della Strada: purtroppo la mentalità acquisita è che certi interventi debbano essere fatti a discrezionalità». Mario Lavatelli, presidente di Acus, associazione degli utenti della strada, commenta così la denuncia del Corriere di Como rispetto a una serie di punti della città ad alto tasso di incidentalità – o comunque di configurazione pericolosa – dove da anni si chiedono soluzioni, ma con situazioni rimaste inalterate.Un mix di indisciplina e di particolare configurazione di strade e segnaletica che rendono quotidianamente un terno al lotto alcuni passaggi di cui abbiamo dato conto nell’edizione di ieri: l’uscita da via Morazzone su viale Giulio Cesare, via Italia Libera (svolta irregolare all’inizio che è ormai una abitudine e il “famigerato” incrocio con via Croce Rossa) e il semaforo davanti alla Questura di Como (quando hanno il verde gli automobilisti in uscita dalle vie Antonio Gramsci e Sant’Abbondio).«Sono battaglie che condividiamo da anni – afferma ancora Lavatelli – e ribadisco: tocca agli enti proprietari far sì che venga garantita la sicurezza sotto ogni profilo. E se vi sono punti ad alta incidentalità, si deve intervenire, perché evidentemente qualcosa non va».«Per esempio noi abbiamo fatto una proposta relativa all’uscita da via Morazzone – aggiunge – In certe ore del giorno le attese sono lunghissime e per chi si porta avanti, e poi magari deve andare verso la Napoleona, inserirsi nel flusso del traffico in quella direzione è una impresa. Per non parlare di chi si butta nell’incrocio e si dirige verso viale Giulio Cesare in direzione della Como-Bergamo. Un atteggiamento gravissimo, oltre che pericoloso: andrebbe posta una telecamera fissa per sanzionare questa svolta vietata».Quello che il presidente di Acus non apprezza è l’atteggiamento generale. «Molto spesso ci si rassegna al fatto di considerare certi punti della circolazione rischiosi, affidandosi più che altro a una buona stella. Ma non è questo il giusto modo di pensare: è il Codice a dire che i cittadini devono essere tutelati. Gli amministratori e gli uffici, non solo a Como, ma ovunque, hanno il compito di monitorare le situazioni critiche e di fare qualcosa».«Noi, come associazione, cerchiamo di essere propositivi, facciamo segnalazioni, raccogliamo firme, siamo attivi ogni giorno su questo fronte – afferma ancora Lavatelli – Penso ad esempio alla battaglia vinta per avere la rotatoria alla fine della Napoleona, che si è rivelata molto efficace. Eppure agli uffici del Comune questa soluzione non piaceva, mentre dagli assessori competenti abbiamo avuto un sostanziale appoggio. Ma ci sono enti che nemmeno rispondono alle segnalazioni: cito ad esempio l’Anas, a cui ho scritto spesso per segnalare problematiche riguardo la galleria di Cernobbio. Non ho mai ricevuto messaggi».Ma Acus e il suo responsabile non si arrendono: «La battaglia sulla sicurezza rimane sempre una priorità, nostra e di tutti – conclude Lavatelli – Anche se certe situazioni sono state denunciate da anni, andremo avanti, sperando che le indicazioni date vengano recepite con spirito costruttivo».

  • L’Italia del remo è pronta per la sfida olimpica

    Aisha Rocek con Kiri Tontodonati nel “due senza femminile”; Pietro Ruta con Stefano Oppo nel “doppio Pesi leggeri”. Nessuna sorpresa, sul fronte degli atleti comaschi, nella composizione degli equipaggi in vista delle Olimpiadi di Tokyo. La Federcanottaggio, con in testa il presidente Giuseppe Abbagnale, ha presentato le barche che affronteranno l’evento in Giappone. Due, appunto, gli atleti di casa nostra che sono stati convocati, Pietro Ruta (Fiamme Oro, cresciuto nella Canottieri Menaggio) e Aisha Rocek (Carabinieri-Canottieri Lario). Nello staff tecnico anche il comasco Stefano Fraquelli.Sono in totale 26 gli azzurri (15 uomini e 11 donne), comprese le riserve, che parteciperanno alle regate di Tokyo nelle nove specialità qualificate: cinque maschili e quattro femminili.

    Leonardo Bernasconi, presidente della Lario, non ha nascosto in queste ore la sua soddisfazione: «Per la terza Olimpiade consecutiva una nostra portacolori è in gara» ha sottolineato. Prima di Rocek, l’onore era toccato a Sara Bertolasi e Claudia Wurzel.

    Giochi ma non soltanto; l’attività è intensa anche su altri fronti. Proprio questo fine settimana, infatti, a Varese è in programma il Festival dei Giovani, manifestazione sempre molto sentita, che mette a confronto i migliori prospetti del panorama nazionale. In prima fila, ovviamente, le società del Lago di Como. In palio anche un trofeo alla memoria di Filippo Mondelli, l’azzurro cresciuto nella Canottieri Moltrasio scomparso pochi mesi fa, che con il suo armo aveva conquistato nel 2019 il pass per le Olimpiadi. Poi, all’inizio del 2020, lo stop forzato per la malattia che ne ha causato la scomparsa, lo scorso 29 aprile a 26 anni.

    A Piediluco, invece, prosegue il raduno dell’Italia Under 23, che si prepara per i Mondiali di categoria di Racice (Repubblica Ceca), in calendario dal 7 all’11 luglio.Del gruppo fanno parte i comaschi Giovanni Borgonovo (Canottieri Cernobbio), il campione olimpico giovanile 2018 Nicolas Castelnovo, Ivan Galimberti, Greta Parravicini (Lario), Arianna Passini (Moltrasio) e Greta Martinelli (Tremezzina).

  • Lite tra anziani per un diritto di passaggio: 8 mesi a due fratelli

    Avevano litigato per un diritto di passaggio. Una coppia di fratelli (di 78 e 72 anni) aveva malmenato una loro vicina di 75 anni. Quest’ultima (che aveva riportato una prognosi di 66 giorni in seguito alle lesioni) aveva reagito impugnando un bastone e scagliandolo contro i due. Tutti sono finiti a processo nelle scorse ore con l’ipotesi di reato di lesioni personali. Il giudice tuttavia, al momento della sentenza, ha reputato quella della signora una legittima difesa assolvendola. I due fratelli sono stati invece condannati a 8 mesi di pena, con un risarcimento per la parte civile (rappresentata dall’avvocato Emanuele Rosapinta) quantificato in quattromila euro. I fatti ad Alserio nell’aprile del 2018.

  • Il peso della pandemia sul lavoro in Canton Ticino

    Come è cambiato il lavoro in Canton Ticino al tempo del Covid? Lo prova a spiegare uno studio dell’Ufficio di statistica (Ustat) redatto dal responsabile del settore economia, Maurizio Bigotta.«La crisi legata alla pandemia ha lasciato e lascerà segni importanti sulla società», si legge nella ricerca del Cantone di lingua italiana.La fotografia è naturalmente complessa, perché raffronta i dati sia con la situazione pre-pandemia, sia con il periodo in cui gli aiuti economici oltreconfine hanno consentito a tutte le imprese di mantenere stabile il livello occupazionale. Rispetto al resto della Svizzera, poi, il Canton Ticino, complice la positiva stagione turistica, sembra aver registrato conseguenze meno marcate rispetto al livello nazionale.Proprio nel settore del turismo e della ristorazione, però, la posizione dei frontalieri si conferma una delle più fragili. Nel 2019 i frontalieri italiani impiegati negli alberghi era a quota 5.159, passati a 5.140 nel corso del 2020, con una sostanziale tenuta (-0,4%). Nel primo trimestre del 2021 si è assistito invece a un calo più deciso fino agli attuali 4.984 addetti.Speculare la situazione per i frontalieri nella ristorazione. Erano 10.342 nel 2019, scesi a 10.183 (-1,5%) e, nel primo trimestre di quest’anno a 9.874 (-1,9%). Non hanno avuto invece riduzioni i frontalieri impiegati nel settore dell’edilizia, ad esempio e, naturalmente, quelli nei comparti della sanità.I frontalieri rappresentano però solo una parte del mercato del lavoro, sottolinea l’Ustat, parte che spesso si muove in maniera distinta dai residenti.

    Più in generale, nel turismo, nel 2020 i pernottamenti hanno avuto un calo del 40,0% in Svizzera contro una contrazione del 16,3% a livello cantonale. Le prime cifre del 2021 confermano questi trend: il primo trimestre riporta il Ticino sulle cifre del 2019 (+0,6%), mentre a livello nazionale il calo rimane più ampio (-44,7%).In estrema sintesi, la pandemia ha portato conseguenze ancora tutte da identificare sul mercato del lavoro.L’analisi settoriale dell’Ufficio statistica si conclude così con la difficoltà di trarre indicazioni univoche. «Non da ultimo perché gli effetti non si sono ancora del tutto manifestati. Il continuo monitoraggio, e ulteriori approfondimenti, saranno necessari per meglio capire le conseguenze di una crisi che non tocca solamente il mercato del lavoro, ma tutta la società», sottolineano i ricercatori ticinesi.

  • Il prefetto: «Sì a regole più stringenti sul lago»

    Il prefetto: «Sì a regole più stringenti sul lago»

    Anche per i controlli di chi si muove in acqua sono il prefetto di Como e il questore le autorità competenti. Così, il prefetto di Como, Andrea Polichetti, a pochi giorni dal drammatico incidente nautico avvenuto a Tremezzina, davanti alla frazione Lenno, che è costato la vita al giovane Luca Fusi, interviene sulla questione.

    «Non chiedetemi di entrare nel merito dell’incidente – spiega il rappresentante del governo in provincia di Como – c’è un’inchiesta in corso che chiarirà eventuali responsabilità. Ho però seguito attentamente anche il dibattito successivo al dramma sulla sicurezza di chi naviga nel Lago di Como. Posso dire che già la prossima settimana approfondirò con il presidente dell’Autorità di Bacino, Luigi Lusardi, la sua proposta che riguarda l’adozione da parte di Regione Lombardia di regole più stringenti per la navigazione sul Lario o in alcune zone del lago», commenta il prefetto.Ad oggi nel Lago di Como si possono infatti soltanto applicare le leggi nazionali in materia.«Ogni anno, prima della stazione estiva, abbiamo un piano coordinato di controllo per recepire le direttive del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile – spiega Polichetti – Si tratta di indicazioni puntuali e tempestive che intervengono proprio per l’aumento del traffico da diporto e per la balneazione. Il 14 giugno abbiamo adottato tutte le linee della direttiva. Ho inviato una circolare alle forze dell’ordine che si occupano del controllo, ma anche alla Provincia, ai sindaci rivieraschi e all’Autorità di Bacino. Sono le regole anche per i controlli di chi naviga e della balneazione».Le direttive comprendono le documentazioni necessarie per mettersi in acqua, le dotazioni anche dei mezzi di salvataggio e le regole per l’idoneità alla direzione nautica. A chi si mette al timone della barca, insomma.«Anche in acqua i controlli vengono svolti da quattro forze di polizia, abbiamo il Roan della guardia di Finanza, che ha specifiche competenze – aggiunge il prefetto – i carabinieri, la polizia di Stato e la polizia provinciale. Oltre ai vigili del fuoco, che operano anch’essi in acqua. Nel piano per l’estate è previsto l’avvicendamento delle forze di polizia per i controlli. Alcune verifiche vengono svolte anche dall’Autorità di Bacino, che può indirizzare in modo specifico i controlli su alcune questioni, ad esempio su chi può dare a noleggio le barche e sul titolo che si deve avere per prendere una barca a nolo».I controlli e le verifiche ci sono, insomma, e sono puntuali sul Lago di Como, dove purtroppo si deve però piangere una vittima a causa di un incidente nautico.«Ci sono indicazioni precise anche sullo stato del natante, le sue condizioni di sicurezza e un bollino di verifica che viene rilasciato in caso di controllo regolare – spiega ancora il prefetto – Si tratta di interventi collaudati negli anni. Se Regione Lombardia può legiferare in maniera più restrittiva per il Lago di Como, credo sia una questione da approfondire subito, per la sicurezza di tutti».

  • In Duomo l’ultimo saluto a monsignor Festorazzi, presiede l’arcivescovo di Milano Mario Delpini

    In Duomo l’ultimo saluto a monsignor Festorazzi, presiede l’arcivescovo di Milano Mario Delpini

    Viene celebrato questa mattina alle 11, in Cattedrale, a Como il funerale di monsignor Franco Festorazzi, arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo. Il rito viene presieduto dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, metropolita della regione ecclesiastica lombarda. Per garantire a tanti fedeli di partecipare alla funzione nel rispetto delle restrizioni anticovid ancora in corso, la Diocesi di Como trasmetterà la funzione in streaming sui canali YouTube del Settimanale della diocesi e della Cattedrale.La scomparsa di Festorazzi è avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì. «Lo affidiamo alla misericordia del Signore affinché lo accolga nella pace dei santi», era stato il primo messaggio della Diocesi di Como nell’annunciare la morte del presule 92enne che aveva da poco festeggiato il trentesimo di ordinazione episcopale.Eletto alla sede arcivescovile di Ancona Osimo il 6 aprile 1991 è stato ordinato Vescovo in Duomo a Como il 18 maggio 1991 da monsignor Alessandro Maggiolini. Negli ultimi anni monsignor Festorazzi aveva scelto di tornare a Como, nella parrocchia di Sant’Agostino.

  • Italia e Svizzera,  obiettivo “derby del confine”

    Italia e Svizzera, obiettivo “derby del confine”

    In campo con la speranza di ritrovarsi a Londra allo stadio di Wembley, il prossimo 6 luglio in semifinale per il “derby del confine”. Destino comune per Italia e Svizzera, che oggi scendono in campo nelle gare dei quarti agli Europei di calcio. Esordisce la Svizzera, che alle 18 è attesa a San Pietroburgo dal match con la Spagna. Alle 21 tocca poi all’Italia, che affronta il Belgio a Monaco di Baviera. Gare non facili per entrambe, ma a questo punto nessun ostacolo può essere precluso. La Svizzera, in fondo, ha pur sempre eliminato negli ottavi i campioni del mondo della Francia, mentre l’Italia finora ha vinto tutti i match. Nel nostro Paese, a dire il vero, c’è sempre stato un buon entusiasmo, fin dall’inizio, per la truppa di mister Roberto Mancini, mentre in Svizzera, anche nel più “caldo” Ticino, l’avventura dei rossocrociati, almeno inizialmente, è stata seguita con un po’ più di freddezza.

    Ma, dopo il successo con la Francia, anche oltreconfine non sono mancati i cortei di sostenitori elvetici, che con spirito molto latino hanno festeggiato per strada l’importante successo. Una squadra che, lo ricordiamo, è allenata da Vladimir Petkovic, originario della ex Jugoslavia, che da decenni vive nella zona di Locarno. In Svizzera è stato anche operatore sociale per la Caritas. Originario della Croazia, ma ticinese a tutti gli effetti, è invece l’attaccante Mario Gavranovic, che nella sfida con la Francia ha segnato la rete del 3-3, che ha portato le squadre a supplementari e rigori.

    Da questa parte della frontiera, invece, nella compagine di Mancini si seguono con particolare attenzione gli ex giocatori del Como Nicolò Barella e Matteo Pessina. La storia di quest’ultimo, in particolare, negli ultimi tempi è stata sotto i riflettori, anche se non è mancato qualche racconto inesatto di chi ha scritto e detto «E pensare che non giocava nemmeno in serie C; ora è una stella della Nazionale». Una sorta di fake news per aumentare il pathos: Pessina, come ben sanno i tifosi lariani, era un punto fermo della formazione schierata nella stagione 2016-2017 da Fabio Gallo, che tra mille difficoltà – il club era fallito – conquistò i playoff della Lega Pro, uscendo al primo turno con il Piacenza.

    Visto che si parla di Como, non va dimenticato che il commissario tecnico Roberto Mancini segnò la sua prima rete da calciatore professionista allo stadio Sinigaglia. Era il 4 ottobre 1981: il non ancora 17enne Mancini siglò il 2-2 definitivo in Como-Bologna. A dargli fiducia un allenatore recentemente scomparso, molto amato dai tifosi del Como ma all’epoca sulla panchina rossoblù, il grande Tarcisio Burgnich, che pochi anni dopo avrebbe guidato gli azzurri alla conquista della serie A. Una promozione ottenuta assieme alla Cremonese che aveva come allenatore Emiliano Mondonico e come centravanti un giovane Gianluca Vialli, oggi capodelegazione della Nazionale e primo collaboratore del commissario tecnico Mancini.

    Nella foto di qualche anno fa, Roberto Mancini al Sinigaglia nelle vesti di allenatore della Fiorentina

  • La Como Nuoto sogna: «Un gruppo fantastico»

    «La Como Nuoto continua a regalare grandi emozioni: un grazie alle nostre “Rane rosa” che con determinazione e un cuore infinito ci hanno portato alla finale dei playoff». Con queste parole Mario Bulgheroni, presidente della Como Nuoto, ha salutato la conquista del pass per la finalissima dei playoff di A2 di pallanuoto femminile, che assegnerà un posto nel prossimo campionato di serie A1.Le lariane in semifinale hanno superato con un secco 2-0 il Bologna e nell’atto decisivo incontreranno l’Acquachiara Napoli, formazione molto accreditata e che pure in due match ha eliminato il Velletri. Ma anche le comasche, dal canto loro, sono pronte a vendere cara la pelle, dopo oltre un anno di attesa.Nel 2020, infatti, prima dell’interruzione dei campionati a causa dell’emergenza sanitaria, le ragazze di coach Stefano “Tete” Pozzi erano in testa alla classifica; ed è anche per questo motivo che in ogni match finora disputato hanno messo sempre grande carica, senza piangersi addosso per la situazione non facile vissuta per la mancanza della piscina di Muggiò. Le gare interne sono state disputate a Legnano, gli allenamenti negli impianti dove la società riusciva a trovare spazio.La sfida decisiva per la serie A si giocherà al meglio dei tre incontri e l’eventuale “bella”, è stato stabilito dal sorteggio in Federazione, sarà proprio in casa delle comasche. Il primo match, dunque, sarà il 4 luglio a Legnano; seconda partita a Napoli il successivo giovedì 8 e terza gara, se sarà necessaria ancora a Legnano l’11.Stefano “Tete” Pozzi suona la carica, partendo dai dati positivi emersi nella semifinale contro Bologna. «Con le emiliane è stata una guerra, una semifinale molto difficile – sono le parole dell’allenatore lariano – Abbiamo subito un elevato numero di espulsioni e dovremo riflettere su questo fattore, soprattutto in vista della partita di finale».«Ma quello che ho apprezzato maggiormente è stata la reazione della squadra nell’affrontare le problematiche che si sono presentate di volta in volta – aggiunge l’allenatore delle “Rane rosa” – Nella sfida con Bologna c’è stata una grande prova del collettivo, con ragazze meno esperte che nei momenti più caldi sono scese in acqua con tranquillità e hanno dato il meglio, dando un contributo fondamentale per la vittoria e il conseguente passaggio al turno successivo. Sono state fantastiche».Ma ora è il momento di pensare alle partite contro l’Acquachiara Napoli. «Siamo arrivati a questa finale che si annuncia molto dura – spiega il tecnico delle biancoazzurre – Il sorteggio è stata favorevole, con l’eventuale “balla in casa”. Viaggeremo di meno, ma non è che cambino i valori: Napoli rimane una formazione molto competitiva, con una rosa lunga e con una elevata qualità di società delle stesse giocatrici e dell’allenatrice Barbara Damiani. Mi aspetto una finalissima difficile, tirata fino all’ultimo e all’insegna delle emozioni. Ma posso dire che siamo pronte: abbiamo voglia di farla, abbiamo lottato come dannate per arrivare a questo punto e culliamo grandi speranze».

  • L’ultimo saluto a Luca Fusi: «Resteremo uniti e vivremo anche in tuo nome»

    «Ciao Luca, non è facile per noi trovare le parole giuste per descrivere quello che eri e quanto importante tu sia stato. Eri tu ad avere il dono di trovare le parole giuste, anche nei momenti più duri, ma ora tocca a noi ricordarti in questa circostanza così dolorosa».Tanti gli amici presenti ieri per l’ultimo saluto a Luca Fusi. Uno di loro ha letto un commovente messaggio di addio.«Te ne sei andato portando con te la possibilità di dirti ciò che non ti abbiamo mai detto perché tra noi è sempre stato così: poche parole, pochi gesti ma che arrivavano dal cuore – continua il ricordo – Sei sempre stato il collante del gruppo, un amico fedele, un compagno di tante avventure».Attenzione, disponibilità, una simpatia naturale e un grande senso del dovere, le doti di Luca: «Eri tu che con grande sensibilità ci cercavi se qualcosa non andava, tu sempre presente, mai ingombrante, ci hai insegnato che cosa vuol dire vera amicizia, donare senza avere nulla in cambio e ti sei sempre impegnato nel tenerci tutti uniti».«Ora tocca a noi continuare a farti vivere nei gesti quotidiani, mettendo in pratica tutte le tue qualità. Lasci un grande vuoto che sarà difficile da colmare ma che riempiremo con i tuoi ricordi a cui ci aggrapperemo quando sentiremo la tua mancanza. Ti promettiamo di restare uniti, sempre, proprio come ci volevi tu, di vivere in tuo nome e di portare avanti le idee più strampalate che ti passavano per la testa, perché in fondo te lo dobbiamo. Ti promettiamo che, col tempo, la rabbia e la tristezza faranno spazio alla gioia di averti conosciuto e che saremo in grado di rivivere i nostri ricordi con il sorriso, perché l’averti incontrato e l’essere cresciuti insieme rimangono una delle cose più belle che ci siano mai capitate».A chiudere il commosso saluto i versi diCanzone per un’amicadi Francesco Guccini: “Voglio però ricordarti come eri, voglio pensare che ancora vivi. Voglio pensare che ancora mi ascolti e che, come allora, sorridi”.

  • Alzate, fatale la caduta dalla bici per un  66enne

    Alzate, fatale la caduta dalla bici per un 66enne

    Non ce l’ha fatta il ciclista di 66 anni caduto lunedì sera ad Alzate Brianza. Era cascato dalla sua bicicletta nei pressi del Santuario della Madonna di Rogoredo e aveva picchiato la testa procurandosi un serio trauma cranico. Le condizioni sono poi peggiorate. E così per Angelo Colombo, di Inverigo, non c’è stato nulla da fare. L’uomo era stato portato all’ospedale Niguarda di Milano con l’elisoccorso in seguito alle gravi ferite riportate.Oltre ai soccorritori erano intervenuti i carabinieri di Cantù per chiarire la dinamica dei fatti e ricostruire cosa abbia causato la caduta.