Categoria: Territorio

  • Divieto di sosta al cimitero di Lora nei giorni consacrati ai defunti

    Divieto di sosta al cimitero di Lora nei giorni consacrati ai defunti

    A poche ore dal 2 novembre tiene ancora banco a Como il caso del cimitero di Lora dove si stanno realizzando le nuove strisce dei parcheggi per le auto. Ieri sono state tracciate le linee di delimitazione. Con un apposito cartello il Comune ha disposto il divieto di sosta dal 30 ottobre fino alla fine dei lavori. E questo ha causato non pochi malumori nei cittadini che in qualche caso hanno anche contravvenuto al divieto parcheggiando comunque i loro mezzi.Sul cantiere ha polemizzato il Partito democratico che domani terrà in mattinata un presidio proprio fuori dal camposanto.

    L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola venerdì 1° novembre

  • Halloween, boom delle zucche: sul Lario quasi un chilo a testa

    Halloween, boom delle zucche: sul Lario quasi un chilo a testa

    Unica nota stonata è quella del maltempo, che “taglia” la produzione di zucche del 10%: colpa, in particolare, di un maggio freddo e piovoso, seguito un’estate con bolle di calore e grandinate che hanno ostacolato lo sviluppo delle piantine e la formazione del frutto. Ma la festa di Halloween – ha fatto sapere Coldiretti di Como e Lecco – è tutt’altro che compromessa, dato che è corsa all’acquisto, con un consumo stimato di quasi 1 kg pro capite con una produzione che, a livello regionale, è in crescita esponenziale, passando in quindici anni, da 250 ettari agli oltre 930 di oggi.

  • Laglio, mezzo milione per il lungolago

    Laglio, mezzo milione per il lungolago

    Laglio approva il progetto definitivo-esecutivo delle opere per la esecuzione di un nuovo parcheggio a raso con realizzazione della passeggiata a lago in zona municipio. «Un intervento importante – dice il sindaco Roberto Pozzi su Facebook – che ha consentito l’utilizzo dell’avanzo d’amministrazione per investimenti. Il quadro economico prevede una spesa complessiva di 500mila euro (mica noccioline) ma consentirà un recupero di posti auto in una zona fortemente congestionata». Nei prossimi giorni nella località scelta da George Clooney quale suo buen retiro saranno avviate le procedure di gara per l’affidamento dei lavori.

  • Fuoriuscita di liquami in via dei Partigiani, l’intervento

    Fuoriuscita di liquami in via dei Partigiani, l’intervento

    Stamattina a Como una ostruzione del collettore fognario principale sotto a piazza del Popolo ha provocato la fuoriuscita di liquami in via dei Partigiani. I tecnici del Comune sono intervenuti per individuare e risolvere il problema. La strada è stata pulita, il collettore è stato sbloccato e la situazione è tornata alla normalità nel primo pomeriggio.

  • La città e la mancanza di una visione di lungo periodo. Terragni: da 40 anni non c’è un progetto nuovo

    La città e la mancanza di una visione di lungo periodo. Terragni: da 40 anni non c’è un progetto nuovo

    È ora che la città progetti il futuro delle sue tante aree dismesse. «Como ha bisogno di un pensiero a medio e lungo termine di carattere urbanistico programmatorio. Ci sono tanti nodi che oggi vengono al pettine, dopo essersi sommati nel corso degli anni – dice il presidente dell’Ordine degli ArchitettiMichele Pierpaoli– Siamo pieni di tanti vuoti e di parti costruite irrisolte, alcune di queste aree sono caratterizzate da un grande potenziale strategico. Oltre all’ex Ticosa penso all’ex Sant’Anna, alle ex Caserme, al San Martino, ma c’è anche nel quadro della riqualificazione del patrimonio del Razionalismo l’ex Uli di via Pessina e la riflessione sul tema Stadio e sulle aree adiacenti. Tutto questo patrimonio merita prefigurazioni progammatorie coerenti».Con quale strumento in concreto? «C’è, è il Documento di Piano che è in scadenza ed è peraltro abbastanza agile, vi si potrebbe mettere mano con una certa velocità. Esso indica la strategia urbanistica sulle aree principali e come debbano essere riconsiderate dal punto di vista della loro funzionalità. Una revisione di tale piano è prioritaria dato che nel frattempo sono anche cambiati i parametri di riferimento, Prima la parola d’ordine era residenza, ma è ora un concetto ridimensionato rispetto a 10-15 anni fa. Insomma oggi la città è cambiata e manifesta nuove necessità . Da un lato continua l’alleggerimento delle funzioni produttive, dall’altro si vivacizzano le attività del turismo e matura la consapevole necessità di attenzione alla qualità del vivere degli abitanti».Che ruolo può avere la pubblica amministrazione in tutto ciò? Per Pierpaoli «deve essere centrale il ruolo della pubblica amministrazione nelle scelte da compiere. Auspico quanto prima l’apertura di una fase di riprogrammazione generale strategica di queste aree. Perché se non c’è un quadro organico difficilmente si possono valutare le proposte che arrivano dai diversi soggetti. È un orizzonte inevitabile: ci sono tante città che progettano il proprio futuro urbanistico sull’arco dei 20 e 30 anni. Altrove è normale, dobbiamo farlo anche noi. Ad esempio, sulla Ticosa penso che debba esservi un importante ruolo per le funzioni pubbliche, amministrative culturali e ambientali: come insediamenti “virtuosi” possono svolgere un ruolo attrattivo notevole anche per altre funzioni. E a Como il tema degli spazi pubblici e del verde deve essere considerato prioritario. Ci sono poche aree verdi nella convalle per la comunità. Insomma, la città è un fatto complesso, da capire e governare».Critico è però l’architetto e urbanista comascoMario Di Salvo(suo tra l’altro il progetto di piazza Volta): a proposito dell’ex Ticosa, trova «assurda» la recente proposta da parte della lista “Per Como” di un campo di calcio a 11: «Non c’è rispetto per il cimitero lì accanto». E mette il dito nella piaga: la mancanza di visione. «C’è un’area libera? Sfruttiamola. Ecco l’unica regola vigente. Como è città in crisi, ha perso il suo ruolo tradizionale di cerniera tra Milano e il nord Europa. Non ha più vocazione né identità. Rischia di essere una Monza piu a Nord. Magari lo fosse, viene da dire, per come è tenuta Monza. La pubblica amministrazione ha tralasciato di pensare a un piano organico della città dove metà abitanti sta in convalle e l’altra metà sta fuori. Due città non integrate fra loro nemmeno dal punto di vista infrastrutturale. Non si pensa a una città che sia “una” e garantisca pari diritti e opportunità per tutti i cittadini, si pensa solo a come realizzare soldi da queste aree. Si pensa all’uso residenziale, ad esempio, che limiterebbe pesantemente per gli anni a venire quartieri cerniera fondamentali come l’ex Sant’Anna, o la stessa ex Ticosa. Ho seguito da vicino la variante al piano regolatore di fine anni Ottanta: c’era il concorso di urbanisti, esperti di traffico e sociologi. Il futuro di una città non è fatto di occasionalità e improvvisazione. L’amministrazione deve avere un ruolo di governo, e questo oggi manca».Attilio Terragni, pronipote del razionalista Giuseppe padre della Casa del Fascio, sta per volare in America per tenere una conferenza sul’architettura comasca dai Magistri Comacini a oggi alla Thomas Jefferson University a Philadelphia, con cui poi terrà la sua scuola estiva di architettura all’Asilo Sant’Elia di via Alciato. «Paul Valéry, il grande poeta francese, diceva che l’uomo ha due grandi nemici: l’ordine e il disordine», dice. Dove sta Como fra i due poli? «Uno dei grandi problemi è che manca una visione di insieme perché non si disegna più. Non basta scrivere, per pensare la città. Una volta la si disegnava anche nelle sue stratificazione storiche, la città medievale è alla base di quelle successive. Questo dialogo tra antico e nuovo è venuto meno. Dagli anni Settanta non vedo progetti significativi per Como. Una città non è un giocattolo, è un organismo vivente, che richiede quella particolare forma d’arte che è l’architettura. E che sia di qualità. Per progettare il Comune sia protagonista nel richiedere questa qualità e che le varie “visioni” non siano solo legate a una sola funzione, altrimenti non si reggerebbero economicamente. Ho sempre pensato che Como sia uno dei posti piu belli al mondo. E la bellezza di un luogo si ottiene con l’architettura. Non con le infrastrutture, che sono solo l’abc».Per l’architetto comascoPaolo Donàinfine «sarebbe necessario per il futuro di Como un “urban center” come polo di discussione e di scambio di idee e proposte sul destino della città» dato che «per queste aree sono insieme un problema e un patrimonio. Sono fiducioso, sul tema aree dismesse, della funzione di coordinamento della “macchina comunale” che deve esprimere un più forte ruolo di mediazione».

  • Ecosistema urbano, Como perde posizioni. Tra i punti più deboli la qualità dell’aria

    Ecosistema urbano, Como perde posizioni. Tra i punti più deboli la qualità dell’aria

    L’effetto Greta Thunberg, a Como, si vedrà forse il prossimo anno.Nella classifica Ecosistema urbano, il rapporto di Legambiente e Ambiente Italia che misura le performance ambientali delle 104 città capoluogo di provincia, Como infatti scende al 68esimo posto. Perde, nella rilevazione riferita al 2018, sei posizioni rispetto alla precedente graduatoria.E analizzando i diversi parametri utilizzati per stilare la classifica – che anche quest’anno verrà utilizzata nella storica indagine sulla Qualità della vita del Sole 24 ore – il capoluogo comasco mostra forze e debolezze che l’hanno portato a navigare nella seconda metà della graduatoria. A partire dalla sua collocazione regionale. In Lombardia infatti è penultima preceduta solo da Monza che chiude la classifica. Mantova si attesta come miglior città lombarda e addirittura seconda nella graduatoria nazionale, preceduta da Trento. La classifica delle altre città lombarde vede Cremona 17esima, Sondrio 22esima, Bergamo 25esima, Lodi 27esima, Milano 32esima, Brescia 33esima, Pavia 40esima, Varese 41esima, Lecco 60esima, Como 68esima, Monza 79esima. Rispetto all’anno scorso spiccano i miglioramenti di Monza (guadagna diciannove posizioni) ma resta l’ultima città lombarda, Varese (+14), Lecco (+11), Pavia (+10), Lodi (+8), Cremona (+5). In calo invece Bergamo (-7), Milano (-9), Brescia (-2), Como (-6).Concentrandosi poi sui diversi parametri presi in considerazione ecco come si è comportata nello specifico Como.La qualità dell’aria, ad esempio, è un punto debole, soprattutto per quanto riguarda Pm10 (polveri sottili) con una 77esima posizione e addirittura un 95esimo posto per la presenza di biossido di azoto.Male anche i consumi idrici domestici: qui la città si colloca in fondo alla classifica con un 91esimo posto e il dato relativo all’uso efficiente del suolo segna addirittura un preoccupante 98esimo posto. Mentre in termini di dispersione delle acque Como è tra le prime città d’Italia con un ottimo 13esimo posto. Molto bene anche la raccolta differenziata, capitolo nel quale Como è 22esima su 104 capoluoghi di provincia.Risultati positivi (primo terzo della classifica) pure per il trasporto pubblico, in termini di chilometri e passeggeri con una trentesima posizione.Dodicesimo posto nazionale per quantità di verde ogni abitante mentre il tasso di presenza in città di piste ciclabili posiziona Como al 63esimo posto. Infine, se Como è nella metà virtuosa della classifica per numero di automobili (46esimo posto), è quasi in coda alla graduatoria per gli incidenti gravi, con morti e feriti che valgono un 82 esimo posto.Infine a livello nazionale è Trento a conquistare, per la prima volta la vetta della classifica di Ecosistema urbano. Sul podio anche Mantova e Bolzano. Ultima è Catania.

  • Forno crematorio di Como, c’è l’offerta

    Forno crematorio di Como, c’è l’offerta

    Forno crematorio di Como, è stata aperta questa mattina in Comune a Como la busta tecnica dell’unica offerta arrivata per la gestione dell’impianto. Lo scorso maggio, alla chiusura dei termini del bando, a Palazzo Cernezzi era arrivata, infatti, un’offerta da parte di un’Ati, associazione temporanea di imprese. Dopo che il Tar di Milano ha respinto il ricorso presentato da un’altra società, che non ha potuto prendere parte alla gara a causa delle caratteristiche stesse del bando, l’iter per l’affidamento della struttura può dunque proseguire. Ora si attende l’esito del punteggio per poter finalmente passare all’assegnazione della struttura, chiusa dal giugno 2016.

  • Frontalieri, l’accordo del 2015 è ormai da «buttare»

    Frontalieri, l’accordo del 2015 è ormai da «buttare»

    «L’accordo comincia a essere vecchio. Era stato pensato nel 2010 per il 2015. Siamo quasi nel 2020». Per la prima volta negli ultimi 5 anni un importante esponente della politica svizzera – il ministro degli Esteri della Confederazione, Ignazio Cassis – dice in modo chiaro che l’intesa sulla doppia imposizione dei frontalieri firmata a Milano nel febbraio del 2015 non ha più un futuro.In una lunghissima intervista pubblicata sabato dal Corriere del Ticino Cassis spazia su molti argomenti, soffermandosi in particolare sulle conseguenze del voto per il rinnovo del Parlamento federale di Berna.Il passaggio sull’accordo siglato dagli allora ministri dell’Economia di Italia e Svizzera, Pier Carlo Padoan ed Evelyne Widmer-Schlumpf, occupa una sola delle tante risposte, ma è per il territorio comasco – ovviamente – la più interessante e significativa. Anche perché, come detto, per la prima volta da parte elvetica si ammette il sostanziale fallimento della lunga trattativa. Il cui ultimo tentativo di sblocco, portato avanti dalla Regione Lombardia e dal Canton Ticino con il beneplacito dello stesso ministero degli Esteri svizzero, non ha prodotto risultati significativi.Al giornalista che gli chiede quali siano oggi i rapporti con l’Italia e che fine farà l’accordo fiscale «parafato» da quasi cinque anni ma mai nemmeno discusso in commissione nel Parlamento italiano, Cassis risponde senza troppi giri di parole.«Francamente devo ammettere una certa impotenza. Se l’Italia non vuole, non andiamo avanti».La Svizzera, dice il ministro di Berna, ha tentato ogni possibile strada. Ma inutilmente. «Talvolta occorre parlar chiaro. Abbiamo provato di tutto: fin dalla prima visita a Roma, che aveva anche un forte carattere simbolico, perché tradizionalmente la prima visita del nuovo ministro all’estero è in Austria. La discontinuità non aiuta. E poi l’impressione è che non si vuole firmare l’accordo per ragioni di equilibri di politica interna, indipendentemente da chi è al governo. Però, siccome la speranza è l’ultima a morire – ha aggiunto Cassis – abbiamo guardato di buon occhio il tentativo del Ticino di trovare con la Lombardia un approccio alternativo, per una sorta di azione a tenaglia. Ma occorre essere realistici: l’accordo comincia a essere vecchio. Era stato pensato nel 2010 per il 2015. Siamo quasi nel 2020 e dobbiamo pensare per il 2025-2030».Come dire: quel documento di 5 anni fa è ormai inutile. Bisognerà scriverne un altro. Ricominciare insomma daccapo.

  • Arrivano i tifosi del Lecco. Tangenziale chiusa, traffico in città paralizzato

    Arrivano i tifosi del Lecco. Tangenziale chiusa, traffico in città paralizzato

    Ingenti misure di sicurezza in zona stadio, e non solo, per l’incontro di calcio fra Como e Lecco. Per consentire l’arrivo al Sinigaglia dei tifosi ospiti la tangenziale di Como è stata completamente bloccata all’altezza di via Borsieri fino allo stadio stesso. Pesantissime la ripercussioni sul traffico con buona parte della città che è rimasta paralizzata. Le forze dell’ordine hanno tenuto lontani dai bordi della sede stradale sostenitori del Como e i cittadini. Da segnalare solo il lancio di un fumogeno finito comunque in mezzo alla strada, senza danni per persone o cose.

  • Albate, irrigatori dei giardini accesi anche quando piove

    Albate, irrigatori dei giardini accesi anche quando piove

    Irrigatori accesi nonostante il maltempo, accade all’interno dei giardini pubblici di Albate.A segnalarlo è un cittadino del quartiere che nel gruppo Facebook “Sei di Albate se” mostra il problema allegando una serie di video che sono andati in onda anche durante il telegiornale di Espansione Tv.Le immagini sono eloquenti: nonostante la pioggia battente dei giorni scorsi, infatti, il sistema di irrigazione dei giardini era attivo, ovviamente senza alcuna necessità e con evidente spreco di acqua.La questione degli irrigatori, che partono ogni giorno sia alla mattina presto (attorno alle 5.30) sia alla sera (poco dopo le 22), non sarebbe però l’unico problema di degrado per le aree verdi della popolosa frazione di Como.La maniglia del cancello dei giardinetti è rotta da tempo. È stata così posizionata una pietra alla base del cancello per tenere aperta una delle due ante dell’inferriata. Una situazione di fortuna che non garantisce però la sicurezza per i bambini che frequentano il parchetto. I giardini di Albate insistono infatti sulla trafficata via Canturina.La lista del degrado in questa area pubblica viene completata da due cestini divelti e non più attaccati al sostegno di metallo.Dal quartiere spiegano che più volte la situazione è stata segnalata, anche via mail, al settore Giardini di Palazzo Cernezzi, ma che non è mai arrivata alcuna risposta.Sulla pagina social si sono scatenati gli utenti con numerosi commenti ai video degli irrigatori. Alcuni residenti denunciano un più generale stato di abbandono di tutto il quartiere. Nel corso dell’estate la polemica aveva riguardato la manutenzione delle aiuole di piazza Tricolore. Verde incolto e sterpaglie alte un metro nella “nuova piazza” di Albate. Un pessimo biglietto da visita per il quartiere.