«Non sono responsabile dell’incendio scoppiato il 30 dicembre dello scorso anno a Sorico». Respinge le accuse uno dei due 22enni accusati di aver involontariamente originato il rogo che per due settimane ha divorato i boschi dell’Altolago, mandando in fumo mille ettari di bosco. Ai due presunti responsabili, individuati dai carabinieri del nucleo forestale, è stata notificata una multa da oltre 13,5 milioni di euro. «Abbiamo ricevuto l’avviso di chiusura indagini e stiamo studiando gli atti – dice Giuseppe Fadda, legale del 22enne di Cantù – Al momento posso solo dire che il ragazzo respinge le accuse e nega di essere in qualsiasi modo responsabile dell’incendio».La multa da capogiro sembra paradossalmente un problema secondario. «È talmente stratosferica che non è un problema, sarebbe comunque impossibile pagarla – dice il legale – Valuteremo in una fase successiva, ora pensiamo alla memoria difensiva che consegneremo nei termini previsti e quindi al penale». Nessuna dichiarazione invece dall’altro giovane coinvolto, un 22enne di Fino assistito dal legale Ivana Anomali. L’importo della multa è calcolato in base a precise tabelle legate ai metri quadrati di bosco andati in fumo e agli altri danni causati dal rogo. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del nucleo forestale di Como, i due ragazzi dovevano trascorrere il capodanno in compagnia nella baita del nonno di uno dei ragazzi, sul monte Berlinghera. Preparando il barbecue avrebbero involontariamente dato origine al rogo.
Categoria: Cronaca
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Incendio sul monte Berlinghera: la sanzione sale a 27 milioni. L’avvocato: «Una sorta di ergastolo civile»
La cifra emersa all’inizio della vicenda, già di per sè da spavento, era anche sbagliata. Non sono infatti 13 milioni e mezzo quelli chiesti ai due ragazzi per l’incendio che ha distrutto i monti di Sorico, bensì il doppio, 27 milioni di euro. Il calcolo, come avevamo scritto sul giornale di martedì, è una semplice moltiplicazione di una cifra per gli ettari di bosco distrutti. Un prospetto che è contenuto nella Legge Regionale del 2008, con importi poi aggiornati nel 2016. In pratica la tabella riporta un minimo e un massimo da pagare per ogni 100 metri quadrati distrutti. La somma complessiva (tra l’altro è stata scelta l’opzione più favorevole per i due ragazzi) era compresa tra i 13 milioni 542mila euro e i 16 milioni 251mila euro, ed è stata scelta la prima. Ma, rispetto a quanto sembrava in un primo momento, l’ammontare enorme della sanzione non era in solido tra i 22enni di Cantù e Fino Mornasco, bensì a persona. Il totale dunque è di oltre 27 milioni di euro.Della vicenda se ne stanno interessando in questi giorni anche le televisioni nazionali. «Stiamo parlando di una sorta di ergastolo civile» ha commentato l’avvocato Ivana Anomali, che rappresenta uno dei due giovani coinvolti.
L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola oggi, giovedì 18 marzo
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Ladri acrobati: condannati ed espulsi dall’Italia. Ieri mattina il direttissimo
Tre condanne da un minimo di un anno e due mesi ad un massimo di due anni.Pene che il giudice monocratico Nicoletta Cremona, al termine del processo con rito “direttissimo” che si è tenuto ieri in Tribunale a Como, ha deciso di sostituire con la misura alternativa dell’espulsione dal territorio dello Stato mediante l’accompagnamento alla frontiera. I tre “ladri acrobati” fermati mentre tentavano di introdursi in un condominio di Cantù – tutti della Georgia – rimarranno dunque in carcere fino a venerdì quando verranno portati in aeroporto e imbarcati con destinazione lo Stato d’origine. L’udienza si è tenuta ieri mattina nel palazzo di giustizia lariano.I militari della stazione dei carabinieri di Cantù, nel corso del pomeriggio di martedì, erano intervenuti su segnalazione di una condomina arrestando per il tentato furto aggravato un 28 enne, un 32enne e un 33enne in Italia senza fissa dimora. I tre, scoperti subito dopo aver danneggiato il cancelletto del condominio, si sono dati alla fuga. L’immediato intervento dei militari ha però consentito di bloccarne uno ancora presente sul luogo del furto, e di individuare gli altri due che si erano allontanati in direzione di un mercatino dell’usato piazzato a poca distanza.Importante, per il buon esito dell’intervento dei carabinieri, era stata dunque la segnalazione della donna che non solo aveva allertato i militari, ma era anche riuscita ad indicare la via di fuga dei malviventi fornendo ulteriori elementi che sono poi stati utilizzati per riscontrare l’ipotesi dell’accusa.Prove che hanno condotto alle condanne di ieri mattina e alla successiva espulsione dall’Italia dei tre georgiani, già noti alle forze dell’ordine.
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Le violenze in piazza Garibaldi a Cantù: dopo le ultime arringhe domani è attesa la sentenza
«Mi venga consentita una battuta: ma se le stesse azioni le avesse compiute il signor Pinco Pallino da Verona, sarebbe stato considerato un capomafia? Perché il cognome e la provenienza, seppur “scomodi”, non bastano per configurare il reato».L’avvocato Tommaso Scanio, il legale che assiste il principale imputato Giuseppe Morabito (nipote del boss “U Tiradrittu”) ha preso la parola per ultimo nel processo in corso in Tribunale a Como per i presunti fatti di malavita di stampo ’ndranghetista che ruotarono attorno ai locali di piazza Garibaldi a Cantù. La sentenza, che da calendario era attesa per martedì sera, causa il prolungarsi delle arringhe degli avvocati delle difese è slittata alla giornata di domani, venerdì.Alle 9.30 le parti si ritroveranno per le eventuali repliche, poi si aprirà la camera di consiglio. La sentenza è attesa per il pomeriggio. Martedì, come detto, la parola è rimasta alle difese per le arringhe che hanno chiuso il processo. «Non basta la rappresentazione delle cose per fare un reato, servono le prove – ha tuonato Scanio – Ci dite che Morabito avrebbe fatto tutto questo per guidare il Locale di Mariano Comense. Questo vorrebbe dire che faceva già parte della famiglia guidata dai Muscatello, altrimenti ci sarebbe stata una guerra di mafia. Però, nonostante tutti gli arresti di questi anni, del mio assistito non si è mai parlato. Come mai? Perchè non faceva parte della famiglia».«Faccio anche presente che Giuseppe Morabito vive a Cantù da 15 anni, non dall’anno scorso – è stata la chiosa – e se avesse avuto quel ruolo di cui ci avete parlato, di lui avremmo già sentito parlare da un pezzo. Invece aveva solo un cognome pesante e proveniva da una terra di mafia, ma questo non basta per accusare una persona».L’avvocato Scanio aveva difeso anche Rocco Depretis e Domenico Staiti, «che hanno già ammesso le cose che hanno sbagliato a compiere, ma che non fanno parte di alcuna associazione malavitosa, non hanno mai preso parte a summit e nemmeno erano nelle vicinanze degli stessi».La giornata era stata aperta dall’avvocato Gianluca Crusco per Emanuele Zuccarello. «La sua, per quello che abbiamo sentito, è una responsabilità “traslata” – ha detto il legale – Non perché avrebbe fatto qualcosa, ma perché stava vicino a qualcuno. Qui non è sotto processo il gruppo di calabresi, ma per quanto ci riguarda è sotto processo Zuccarello e ci dovete dire cosa ha fatto, quando e dove. Senza dimenticare che contano le condotte, non la percezione delle vittime».«In questo processo abbiamo parlato di due gruppi distinti di ragazzi, con caratteristiche diverse, questo c’è nelle carte – ha poi detto l’avvocato Oreste Dominioni per Jacopo Duzioni – Il mio assistito è cresciuto a Carimate, ha amici di Carimate e nessun rapporto con i Muscatello. Non lo conoscono nemmeno e con Morabito si vedevano qualche volta in discoteca come qualsiasi ragazzo, incontri casuali e mai programmati».«Siamo lontani mille miglia dal metodo mafioso – ha concluso il legale – I comportamenti di creare disordini in piazza a Cantù sono esattamente il contrario di quello che è il metodo mafioso».«Questo è un territorio di esportazione della ’ndrangheta – ha concluso l’avvocato Giovanni Vecchio per Andrea Scordo – Qui non viene percepita tra la gente come avviene in Calabria. La forza di intimidazione è più bassa, per questo i profili e i fatti vanno valutati molto bene. A Cantù sono andate in scena al massimo, mi si passi il termine, estorsioni da strada, non certo fatte con il metodo ’ndranghetista. Ragazzi ubriachi e poco educati, bicchieri rotti, dove è il metodo mafioso?».La risposta al quesito spetta ai giudici.
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Auto in fiamme a Tavernerio: intervento dei vigili del fuoco
Auto in fiamme nel primo pomeriggio di oggi a Tavernerio, in via Provinciale, a poca distanza dal Comune. Per cause ancora in fase di accertamento, una Bmw in sosta sulla strada ha preso fuoco.
Per spegnere l’incendio sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco, l’autobotte dalla sede centrale di Como e una squadra dal distaccamento di Erba. Ingenti i danni alla macchina, in gran parte distrutta dalle fiamme. Fortunatamente non ci sono persone ferite né ustionate o intossicate
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Autocarro in fiamme in via Bixio, traffico in tilt
Autocarro in fiamme in via Bixio a Como. Intervento urgente questo pomeriggio per i vigili del fuoco nei pressi della strettoia di piazza Santa Teresa. Da quanto si è appreso il mezzo era fermo in sosta da tempo ed è pertanto stato caricato su un carroattrezzi per essere spostato. Appena partito, il conducente di quest’ultimo si è però accorto che stava uscendo del fumo dal motore dell’autocarro: l’ha subito scaricato, riuscendo ad allontanarsi prima che divampasse l’incendio. Le operazioni di spegnimento hanno avuto pesanti ripercussioni sul traffico della zona, dove è giunta una pattuglia della polizia stradale. Per spegnere l’incendio sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco, l’autobotte dalla sede centrale di Como e una squadra dal distaccamento di Erba. Ingenti i danni all’autocarro, in gran parte distrutto dalle fiamme. Fortunatamente non ci sono persone ferite né ustionate o intossicate
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Botto Poala: “Il capoluogo lombardo detta la linea, il Lario deve pensare in grande”
Il presidente del salone del tessile “Milano Unica” Ercole Botto Poala, industriale biellese, ridimensiona gli entusiasmi sulle possibilità che Como riesca a diventare un grande “fuori salone” del distretto moda meneghino: «Milano è stata più che virtuosa a organizzare con il Salone del Mobile il fenomeno del “fuori salone” diffuso in città – dice – E nel farlo ha colto al volo e ha saputo far fruttare i talenti già messi in campo con Expo 2015. Tutte le città che hanno ospitato una fiera come Expo poi sono decollate, pensiamo a Barcellona ad esempio».Como, secondo Botto Poala, come tante altre realtà di provincia stenterebbe a diventare un satellite del comparto moda. «Milano offre una serie di situazioni che hanno reso i “fuori salone” uno straordinario successo, al di là dell’importante polo fieristico che attrae visitatori specializzati. Ha saputo diffondersi in città perché la città si è predisposta a un certo tipo di situazioni e quindi è stato un fenomeno di compenetrazione coerente. Identifichiamo tutti in Milano la città per eccellenza della moda e del made in Italy come del resto Como è la città del turismo lacustre. Milano ha saputo creare una situazione inclusiva e ad alta attrattività. Pensare ad esempio in una situazione come quella di Como a un polo “satellite” o “fuori salone” legato agli aventi di moda milanese e magari declinato sull’alto di gamma rischierebbe di essere difficoltoso, perché troppo esclusivo, per pochi selezionati addetti ai lavori. Milano invece ha saputo compensare l’evento pensato per gli addetti ai lavori, il salone, con altre situazioni, è stata come detto inclusiva, capace di generare una energia unica in un contesto, ripeto, predisposto ad accoglierla. A Milano hai una offerta enorme e integrata durante il salone del Mobile, che puoi girare anche a piedi».Molti visitatori della cosiddetta “design week” scelgono Como perché offre alberghi meno cari. «Ma non basta, i territori provinciali come Como, Biella o Prato non hanno la forza per replicare a ciò che Milano propone. Possono sicuramente coltivare manifestazioni specifiche come “Proposte” ma il loro orizzonte è continentale, devono competere ormai con avversari globali, non su piccola scala. Como ha il vantaggio di avere un ruolo iconico di primo piano nel turismo, ma ripeto, le persone sono attratte da progetti inclusivi, L’unica occasione in cui Como potrebbe avere una funzione di “fuori salone” rispetto al mondo glamour milanese è durante la settimana della moda, che per la sua concezione è chiusa a chiunque non appartenga al giro di stilisti, giornalisti, compratori e blogger di moda.In effetti a Milano si sta provando a integrare sempre più con la città durante la settimana delle sfilate delle varie collezioni quello che per molti milanesi è vissuto spesso anche come disagio. Ma in un mondo in cui chi viaggia vive ritmi sempre più frenetici occorre sfruttare al massimo le occasioni in cui si può dare una offerta integrata. Va detto che il sistema moda italiano in generale ha capito l’importanza del fare sistema, e questo fa ben sperare per il futuro».
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Canton Ticino, nel 2018 raffica di multe con il radar
La Polizia cantonale e le polizie comunali del Ticino hanno elaborato e diffuso le statistiche relative al 2018. Sono stati effettuati interventi per la constatazione di 3.752 incidenti (-3% rispetto al 2017), di cui 772 con conseguenze per le persone (-2%), per un totale di 722 feriti leggeri (-3), 206 feriti gravi (-14) e 15 morti (+6) in altrettanti incidenti (di cui 3 in autostrada o semi-autostrada). Due incidenti su tre avvengono all’interno delle località, quelli più gravi si registrano tuttavia fuori località. Il coinvolgimento di pedoni è relativamente stabile da alcuni anni, con un centinaio di incidenti e altrettanti ferimenti, un terzo dei quali in modo grave.
In particolare, i controlli di velocità della Polizia cantonale con apparecchi radar mobili e laser sono stati 419 (334 nel 2017), di cui 264 in abitato, 82 fuori abitato e 73 in autostrada. Su 285.548 veicoli controllati il 4,82% era in infrazione (con 466 revoche di licenza). Gli apparecchi fissi e semi-stazionari hanno controllato 17,6 milioni di veicoli di cui lo 0.95% in infrazione (con 2.603 revoche).
Nei 117 giorni di attività sono stati denunciati al Ministero pubblico 345 conducenti di cui 14 pirati della strada. Quest’ultima categoria, per l’intero anno, ha fatto registrare 27 denunce, 16 in più rispetto al 2017. Per quanto riguarda le verifiche sull’abuso di alcol al volante, dopo il picco del 2017 (9’736) conseguente all’introduzione dell’etilometro probatorio, nel 2018 ne sono state effettuate 8.105 (1.609 a seguito di un incidente, 301 su autisti professionisti). In quest’ambito è aumentata la percentuale delle persone positive dal 8.8% al 10.6% (858 casi positivi).
Le verifiche sui veicoli pesanti hanno raggiunto le 13.036 ore superando per il secondo anno il mandato dell’Ufficio federale delle strade. Nello specifico settore del rispetto dell’Ordinanza lavoro e riposo sono stati esaminati 1.341 conducenti (di 889 autocarri, 238 minibus e 95 torpedoni).
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Importante sequestro di droga a Balerna
Importante sequestro di droga appena varcato il confine. Arrestati un 24enne ticinese, un 19enne italiano e un 28enne residente in Germania. Questi ultimi due si trovavano a bordo di una vettura con targhe tedesche in entrata in Svizzera dal Comasco: sono stati fermati a Balerna. All’interno dell’auto è stata trovata della cocaina. I successivi accertamenti hanno portato anche alla perquisizione del domicilio del 24enne. In totale sono stati rinvenuti oltre 100 grammi di cocaina e circa 2 chili di marijuana.
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Ladri alla Ripamonti: furto da 50mila euro. Portati via 20 computer e 2 telecamere
Si sarebbero introdotti (probabilmente tra domenica e lunedì) approfittando della scuola chiusa. Poi sarebbero riusciti a dileguarsi – verosimilmente con il favore del buio – portando via un bottino ingente fatto di computer di marca Apple e telecamere. Maxi colpo all’Istituto di istruzione superiore Da Vinci – Ripamonti di Como, in via Belvedere. I dirigenti della scuola avrebbero già formalizzato la denuncia quantificando l’ammanco in una cifra che si aggirerebbe attorno ai 50mila euro. I ladri sarebbero passati dalle porte dell’istituto che danno sul retro. L’area non sarebbe videosorvegliata. Una volta all’interno della Ripamonti, avrebbero rubato tra le altre cose 20 computer Mac e 2 telecamere. La scoperta dell’accaduto è stata fatta lunedì mattina alla ripresa delle attività scolastiche. I dirigenti dell’istituto hanno allertato i carabinieri della compagnia di Como che hanno effettuato un sopralluogo alla ricerca di tracce utili per poter risalire ai responsabili. Il danno è davvero notevole. La scuola e l’area circostante non sarebbero sorvegliate con impianti di sicurezza. Non è dato sapere come i malviventi in azione possano aver fatto irruzione all’interno della scuola.