Categoria: Notizie locali

  • Erba 1944, ricerca storica sull’aereo precipitato

    Nella sera del 19 febbraio del 1944 un aereo tedesco si schianta sul Monte Bolettone ed esplode. Da questo episodio, tramandato oralmente dai nonni ai nipoti, parte la ricerca della Consulta Civica Cultura di Erba, in particolare curata dall’ingegner Raffaele Serio, dall’architetto Angela Ciceri e da Enrico Pina con il supporto dell’assessore alla cultura di Erba Francesco Maria Giovanni Vanetti e del sindaco Veronica Airoldi, in particolare grazie ai contatti con la città tedesca gemellata con Erba, Fellbach, che ha fornito spunti fondamentali per individuare i nomi dei membri dell’equipaggio tedesco e il luogo di sepoltura.

    Grazie a questa ricerca, di grande valore a livello locale, è stato possibile ricostruire il piano di volo dell’aereo, l’incursione alla quale aveva preso parte nell’ambito dell’operazione “Shingle” e dettagli tecnici di rilievo relativi al velivolo, al modello e al reparto di cui faceva parte.Una vicenda che finora era rimasta oscura anche se viva nella memoria degli erbesi. L’aereo era un Dornier Do 217E‐5 Werk Nummer 5511 immatricolato “6N+BC”.

    «Un grosso bimotore della Luftwaffe appartenente allo Stab II./KG 100 “Wiking”, un reparto speciale impiegante un’arma segreta antinave: la bomba planante radio‐guidata Henschel Hs 293», dice Serio.L’aereo stava rientrando da una missione su Anzio «intorno alla testa di ponte creata dallo sbarco alleato (dal 22 gennaio, operazione “Shingle”) – dice Serio nella sua relazione – Partito direttamente dalla Francia (Toulouse‐Blagnac) con altri Dornier, aveva preso parte a una difficile incursione al tramonto nell’inferno del fuoco contraerei alleato, al largo delle coste laziali. In essa ‐ forse ‐ aveva mancato di poco con la sua bomba planante Hs 293 una nave da trasporto americana. Si era infine diretto verso l’aeroporto d’appoggio di Bergamo‐Seriate, non distante da Erba».

    Ma nel tornare verso l’aeroporto avviene l’impatto, l’aereo esplode, causando la morte dell’intero equipaggio. Perdono così la vita Wolf Hinze (Oblt, pilota e aiutante di Gruppo), Werner Henf (Fw, osservatore), Ludwig Grassl (Fw, marconista), Rolf Gärtner (UnterOffz, mitragliere).«Il luogo di caduta, nell’inclemenza del tempo freddo e nevoso, viene interdetto a tutti e presidiato a lungo da polizia e militari della Rsi, oltre che dalle autorità tedesche», dice la ricerca dell’ingegner Serio. E i repubblichini non mancarono di celebrare le vittime dell’aviazione nazista al Bolettone tributando, scrive Serio, «solenni onoranze allo sfortunato equipaggio: l’episodio è riportato dalle cronache locali dell’epoca e i nomi dei caduti figurano nelle carte dell’archivio comunale. Le salme furono tumulate il 25 febbraio 1944 nel cimitero di Como e traslate, molto dopo la fine della guerra, nel cimitero tedesco di Costermano sul Garda».

    Una serata dedicata a questa ricerca verrà organizzata per il pubblico non appena la situazione di emergenza cesserà e sarà possibile organizzare eventi in presenza.

  • Erbese sotto osservazione dopo i furti

    Erbese sotto osservazione dopo i furti

    Controlli straordinari dei carabinieri nella zona di Erba dopo la denuncia di una serie di furti nello scorso fine settimana. Da ieri sono stati potenziati gli interventi di sorveglianza in orario notturno con un dispositivo rafforzato anche con il supporto di altri comandi della compagnia.

    Sono state controllate centinaia di persone. Nessuno dei fermati aveva però arnesi per lo scasso. I controlli sono stati approfonditi e hanno permesso di individuare consumatori di stupefacenti e sequestrare dosi di hashish. Il dispositivo sarà ripetuto nei prossimi giorni, fine settimana compreso, sia per prevenzione sia per repressione e garantire sicurezza ai residenti.Da tradizione, con la fine delle scuole e il conseguente rito delle vacanze estive, i topi di appartamento approfittano della abitazioni vuote per effettuare i colpi. Nella zona dell’Erbese i controlli dei carabinieri sono estati effettuati in particolare in orario notturno e con il supporto dei militari di altre caserme.

  • Eroi di sport e di guerra

    MEMORIE LARIANE – Nel cimitero monumentale del capoluogo riposano tre giovani atleti che caddero sul fronte durante il primo conflitto mondialeNell’ala destra del cimitero monumentale di Como, in via Regina, tre tombe raccontano altrettante vite. Sono i sacelli di Giovanni Angelo “Gigi” Porta, di Luigi “Gino” Negretti e di Giulio Cesare Bonfanti. A scuola furono allievi del liceo classico Volta, e nello sport si impegnarono nelle altrettanto storiche società Canottieri e Comense. Una vita breve, la loro. Finita troppo presto sotto i colpi dei nemici austroungarici sul fronte della prima guerra mondiale.Partendo dall’ala destra

    dell’entrata principale, ci s’imbatte nella lapide delle tomba di Gigi Porta, bel bassorilievo in ferro battuto. Sottotenente del VII Alpini partito giovanissimo in guerra dopo la disfatta di Caporetto, Porta era uno di quei “ragazzi del ’99” che contribuirono alla felice riuscita della riscossa italiana. Giunto in trincea, capì d’essere più utile alla patria su quelle macchine volanti che vedeva volteggiare e che tanto l’affascinavano. Decise così di presentarsi al corso per aviatori.La famiglia Porta aveva già dato il suo tributo di figli alla guerra avendo al fronte il fratello di Gigi, Carlo Antonio, anch’egli aviere, ferito gravemente dopo l’abbattimento del suo velivolo e morto nel 1941 a causa delle conseguenze dell’incidente.Inoltre, Giovanni Porta, noto per essere stato lo storico pediatra della maternità in via Pasquale Paoli nonché fratello di Paolo, l’unico comasco fra i gerarchi fascisti uccisi a Dongo, si trovò, lui in artiglieria, in concomitanza con i cugini aviatori a difendere il suolo italiano.A differenza dei suoi parenti, Gigi Porta non ebbe la fortuna di tornare a casa vivo. Pagò con la vita l’ardimento della propria scelta cadendo con l’aereo che tanto aveva desiderato pilotare.Era il 17 luglio 1918, da pochi mesi aveva compiuto la maggiore età e nonostante fosse scampato alla morte durante la furiosa Battaglia del Solstizio, dove peraltro perse la vita Francesco Baracca, asso del volo italiano, dovette immolarsi a un mese di distanza dalla dipartita dell’eroe romagnolo.L’elica del velivolo in fiamme, la carlinga distrutta e un angelo a prelevarlo dalla terra per ricondurlo di nuovo fra le nuvole che da sempre aveva bramato di poter toccare: sono ciò che descrive l’immagine struggente scolpita sulla lapide ferrea posta un gradone sopra la tomba di famiglia.Sull’altro lato del camposanto, una scultura composta da tre figure è la tomba di Gino Negretti, giovane tenente volontario sorretto da due commilitoni che gli prestano soccorso. Negretti è ritratto in agonia, mentre ancora stringe nella mano destra la pistola. Non ha più l’elmetto Adrian sul capo, a differenza degli altri due soldati. Una scritta, sempre in ferro, impressa sul basamento della scultura, reca la data di nascita (1898) e quella di morte (1917), avvenuta all’ospedale di Pavia dove Gino venne ricoverato dopo il ferimento.L’opera scultorea funeraria venne commissionata dal padre negli anni ’30, quando come podestà cittadino durante il ventennio fascista si prodigò affinché la nuova palestra della Ginnastica Comense, progettata dall’architetto Trolli, venisse intitolata all’amato figlio, scomparso a soli 19 anni durante la Grande Guerra. L’ingegner Luigi Negretti, memore dei passati agonistici di Gino tra le file degli atleti della Comense, ottenne che nel 1934 la nuova sede dello storico sodalizio sportivo cittadino in via Michele Bianchi, attualmente via dei Partigiani, portasse il nome di quel ragazzo prematuramente scomparso.Nella sede della Comense, sul muro a fronte delle scale nel primo piano dello stabile, campeggia una lapide con le foto degli atleti caduti durante il primo conflitto mondiale. Il nome e il volto di Negretti compaiono assieme a quelle di altri famosi atleti morti in guerra.La foto di Giulio Cesare Bonfanti è invece in mezzo ad altre diciannove nella lapide degli atleti caduti della storica società del remo Canottieri Lario, affissa al muro sul lato destro appena varcato l’ingresso di viale Puecher.Al Monumentale, la tomba di famiglia è situata a pochi passi da quella dei Negretti, sul gradone superiore nelle arcate rivolte verso l’ingresso principale. È un altro sepolcro di pregio, con una bifora ornata da guglie in stucco color ocra che nella parte sinistra ricorda la figura dello studente universitario caduto per la patria. L’epigrafe recita: «Studente regia università di Pavia / Giulio Cesare Bonfanti / sottotenente nel 166° Reggimento Fanteria / dottore ad honorem in giurisprudenza / eroicamente caduto / sul San Michele del Carso / il 10 ottobre 1915 / colpito in prima linea / da granata nemica / in mezzo ai suoi soldati / immolando alla Patria / a soli 21 anni / con tutto l’entusiasmo / la fiorente giovinezza». In quel maledetto giorno dell’autunno 1915, il canottiere e futuro avvocato della prestigiosa università di Pavia, dove ancor oggi è ricordato, morì sotto il fuoco nemico. Fra le alture del Carso in quei giorni si combatté la terza battaglia dell’Isonzo e in quella carneficina finì i suoi giorni in maniera valorosa. Bonfanti era alla testa del suo manipolo di soldati della Brigata Alessandria quando venne colpito a morte, così come l’amico e compagno di società sportiva Giuseppe Sinigaglia, nove mesi dopo di lui e a poca distanza da quegli stessi luoghi.

    Maurizio Casarola

  • Europei, Zambrotta: “Ho fiducia nell’Italia di Mancini”

    (ANSA) – ROMA, 01 GIU – “L’Italia con Prandelli e Conte in panchina ha disputato due ottimi tornei, nel 2012 e nel 2016, pur senza alzare mai il trofeo. Mancini sta facendo grandi cose, collezionando record su record: è fondamentale creare la giusta armonia, credo che le basi per fare un grande Europeo ci siano. Avversario di valore? Penso alla Francia, ma ho fiducia nell’Italia di Mancini”. Così Gianluca Zambrotta, ex azzurro, campione del mondo nel 2006 a Berlino, parla del prossimo torneo continentale e delle chance dell’Italia, ai microfoni di Sky Sport. (ANSA).

  • Folk a Porlezza

    LIVEIl gruppo folk del Lago di Como “Ciuciakamaro Non È” suonerà il 15 agosto alle 21 al Rifugio di San Lucio, all’Alpe di San Lucio sopra Porlezza, e il 27 agosto all’Antico Crotto Ticino, a Grandola e Uniti.

  • Forno crematorio di Biella: i parenti delle vittime creano un comitato

    Forno crematorio di Biella: i parenti delle vittime creano un comitato

    «Vogliamo verità e giustizia per i nostri cari, non chiediamo altro. Non siamo interessati ai risarcimenti, ma solo ad accertare cosa sia accaduto».Dopo l’archiviazione delle richieste di nuove indagini avanzate da centinaia di famiglie coinvolte nello scandalo del forno crematorio di Biella (molte anche comasche), i parenti hanno creato il comitato “A casa con me”.

    L’inchiesta sul crematorio di Biella era sfociata nel 2018 nell’arresto degli allora gestori dell’impianto, accusati di gravi irregolarità nelle cremazioni, con l’ipotesi di ceneri dei defunti confuse, mischiate o persino gettate tra i rifiuti. Solo alcune delle vittime però sono state comprese tra le parti civili.

    «Quando siamo venuti a conoscenza dell’archiviazione – dice la presidente del Comitato, Laura Attena – il dolore, la sfiducia e l’indignazione sono stati molto forti e abbiamo deciso di continuare a batterci per avere giustizia». «Nel processo sono entrate solo le famiglie dei defunti cremati nel breve periodo in cui i carabinieri hanno effettuato riprese e intercettazioni – spiega Massimiliano Gabrielli, avvocato che collabora con il Comitato – Altre 500 e più persone hanno comunque presentato una querela e chiesto di estendere gli accertamenti».

    «Auspicavamo davvero una riapertura delle indagini – concludono i portavoce del comitato – I nostri cari meritano giustizia».

  • Gandini: «Spiace per Cantù, risultato condizionato dal Covid»

    «I focolai di Covid, che per Cantù sono stati due, hanno sicuramente impattato sul risultato sportivo». Parole di Umberto Gandini, presidente della Lega Basket, che ha tracciato un bilancio della stagione appena terminata con lo scudetto 2021-2022 andato alla Virtus Bologna.E i riferimenti alla Pallacanestro Cantù non sono mancati. Il basket di massimo livello ha infatti perso una piazza storica in un torneo condizionato dal Coronavirus, come Gandini ha tenuto ad evidenziare; il presidente si è pure soffermato sull’opera svolta per evitare la discesa in A2 della squadra brianzola. Ma di fronte c’è stata – e c’è – l’opposizione di Gianni Petrucci, presidente Federbasket. «Spiace per Cantù, tutti sapete quanto abbiamo lottato per cercare una soluzione che neutralizzasse la sua retrocessione al termine di una stagione certo particolare» ha specificato Gandini.

    Il dirigente della palla a spicchi nazionale ha poi parlato dei club – citando per l’ennesima volta quello del patron Roberto Allievi – impegnati per la costruzione di un nuovo palazzo dello sport.«Plaudo alle iniziative che vedono protagoniste le società di Cantù e di Brindisi, all’ulteriore sviluppo del progetto dell’arena alla Fiera di Bologna e sono felice per le dichiarazioni del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro in merito al progetto di un nuovo polo sportivo della città – ha concluso – In questo sono certo che anche il recovery plan possa aiutare».

  • Giulio Mercati suona a Saronno

    Giulio Mercati suona a Saronno

    Il musicista e docente luganese Giulio Mercati curerà una rassegna a Saronno. Prosegue infatti l’undicesima edizione dei Concerti Spirituali con due Vespri musicali. Sabato 1° maggio alle 16.30 si celebra la festa patronale della Chiesa di S. Giuseppe, con il concerto del clarinettista Claudio Mansutti e della pianista Federica Repini. In programma brani di Schumann, Brahms e Poulenc (https://www.giuliomercati.it/eventi/concerto-in-festo-sancti-josephi/). Sabato 22 maggio 2021 alle 15.30 si celebra la festa patronale della Chiesa della Regina Pacis, con il concerto del sassofonista Pietro Tagliaferri e dell’organista Stefano Pellini. In programma brani di Händel, Bach, Alessandro Marcello e Marco Enrico Bossi, celebre compositore comasco (https://www.giuliomercati.it/eventi/concerto-in-festo-reginae-pacis/).

    Per il programma dettagliato, consiltare la nuova pagina web giuliomercati.it, costruita da Marco Bogani.

    I Concerti Spirituali, essendo parte integrante dell’attività liturgica della Comunità Pastorale “Crocifisso Risorto”, sono sottoposti alle stesse misure di sicurezza adottate nella Chiesa e in tutte le altre chiese della Diocesi.

  • GLI ANZANI NON POSSONO REAGIRE

    diGIORGIO CIVATI

    Servizi da incrementareUn ospedale non è fatto di soli muri. È fatto di gente che soffre e fortunatamente, spesso, guarisce. È composto da medici e infermieri ma anche da magazzinieri e cuoche. È un insieme di storie, emozioni, vite. E questo lo sanno probabilmente tutti. Però è anche un insieme di strutture, infrastrutture, servizi che vanno a sommarsi e ad affiancare l’edificio vero e proprio, che rendono vivibile e raggiungibile la struttura, che la rendono una parte organica e organizzata di un territorio, diuna comunità. E da quest’ultimo punto di vista a Como qualcosa non va.L’ospedale cittadino c’è, lo sappiamo: a fatica, però Como è riuscita a trovare un progetto condiviso da tutti; ha avuto forse pochi soldi e parecchi ce li ha messi “in proprio”, arrivando a vendere lasciti e proprietà che invece sarebbero potuti servire ad altro, ma tutto questo è ormai alle spalle. Il nuovo Sant’Anna è lì, a lato della statale Varesina, tra San Fermo della Battaglia, Montano Lucino e Como. E tra meno di un mese comincerà a funzionare davvero.Il problema emerso ieri, però, è che quel nosocomio, inteso come insieme di infrastrutture e servizi, già ora mostra qualche lacuna, lascia presagire più di un problema. Raggiungerlo, il nuovo Sant’Anna, non sarà infatti cosa facile, perché i bus per l’ospedale saranno “solo” un ripiego, un adattare linee preesistenti alle nuove esigenze. E questo, lo diciamo senza mezzi termini, davvero non va.Il problema è il solito, i soldi che mancano. E in questi tempi di crisi generalizzata, di finanze pubbliche asfittiche, di tagli e risparmi, pare non si possa fare altro. Ce lo dice il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ce lo ripete l’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità Raffaele Cattaneo, lo confermano sindaci e amministratori anche locali. E ci crediamo. Però ci permettiamo di sottolineare quanto affermato già prima, e cioè che un ospedale è fatto sì di sale operatorie e infermieri, di camere e attrezzature, ma anche di mezzi per arrivarci. Specie per le categorie più deboli, per esempio gli anziani. Ai quali un ospedale nuovo, bello e all’avanguardia serve a poco se, per esempio, per andare a trovare un parente risulta scomodo, difficile da raggiungere coi mezzi pubblici, poco servito.Non si poteva fare altro? Forse no, e quindi l’aver “dirottato” una linea su due di quelle già esistenti per San Fermo sul nuovo Sant’Anna è il massimo. Però non è un gran risultato, perché i bus da e per l’ospedale saranno uno ogni 15 minuti nelle ore di punta e uno ogni mezz’ora per il resto della giornata. E stiamo parlando di una struttura sanitaria dove ci sarà gente che esce alle 9 di sera perché ha assistito un malato, ci va alle 6 di mattina per un’emergenza e ci torna alle 4 del pomeriggio.Non si poteva fare altro, a questo punto, ma forse una maggiore programmazione anche dei collegamenti era da farsi “prima”, magari con qualche riflessione più approfondita sulla viabilità, sui parcheggi

  • I Bon Jovi a Montano Lucino

    Dal 10 al 13 giugno nelle multisale del circuito Uci Cinemas tra cui quella di Montano Lucino (dove è in programma il 10 e l’11) arriva “Bon Jovi From – Encore Nights”, il film concerto distribuito da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio Capital, Rockol.it, MYMovies.it di una delle band che ha scritto la storia rock. La “Rock & Roll – Hall of Fame band” dei Bon Jovi, Encore Nights e Trafalgar Releasing annunciano una nuova esclusiva esperienza cinematografica e musicale per le sale di tutto il mondo: dopo le date del tour cancellate a causa dell’emergenza sanitaria, questi leggendari performer volevano raggiungere i loro fan in tutto il mondo regalando loro un assaggio di ciò che potranno aspettarsi dal ritorno della musica dal vivo.

    I Bon Jovi porteranno sul grande schermo tutta l’energia dei loro live dal palco del Paramount Theatre nello stato del New Jersey, patria di Jon Bon Jovi. La band proporrà i più grandi classici di tutti i tempi da “You Give Love A Bad Name”, “It’s My Life”, “Wanted Dead Or Alive” e “Bad Medicine” fino a “Livin ‘On A Prayer”. Verranno inoltre presentate anche alcune nuove canzoni del quindicesimo album di studio del 2020, che ha già riscosso un enorme successo.

    Con oltre 130 milioni di album venduti in tutto il mondo, un ampio catalogo di strepitosi successi, migliaia di concerti in più di 50 paesi per oltre 35 milioni di fan e biglietti venduti e oltre 1 miliardo di dollari incassati in tutto il mondo solo nell’ultimo decennio, i Bon Jovi sono una rock & roll band leggendaria. Nel film, la line up della band vede schierati i componenti originali dei Bon Jovi come David Bryan, Tico Torres e Jon, con il bassista di lunga data Hugh McDonald, il chitarrista Phil X unitosi alla band strada facendo, a partire dal 2013, oltre al co-produttore e co-autore John Shanks e al polistrumentista Everett Bradley.